DI Alessandro D’Orazio
E’ oramai risaputo che da diversi anni l’intero continente asiatico sia in fortissima crescita non soltanto in termini economici, ma anche di infrastrutture e scienza in generale. Tra i fattori che hanno contribuito a questa crescente spinta vi è sicuramente una demografia molto giovane, bassi debiti di bilancio e poche falle nella sanità pubblica. A rimarcare tale considerazione contribuiscono per di più le grandi difficoltà patite da un altro continente, quello europeo, troppo vecchio e statico per contrastare le mire egemoniche della potenza asiatica.
Nonostante il rallentamento dell’economia cinese, nei prossimi 10-15 anni, la continua crescita infrastrutturale del continente asiatico sarà uno dei punti centrali del business mondiale, attraendo imprese e capitali stranieri senza precedenti. Dal ponte più lungo al mondo alle isole artificiali, fino ai tunnel sottomarini: sono numerosissime le opere ingegneristiche realizzate e da realizzare nell’immediato futuro nel giovane continente asiatico; una terra quest’ultima fiorente e all’avanguardia, a cui si contrappongono i continui patimenti della storica Europa, irrigidita dai suoi sistemi pensionistici inefficaci, da spese per cure sanitarie esorbitanti ed incatenata dai legacci di una burocrazia ferma su inamovibili formalismi.
Se i vincoli europei sul mercato del lavoro e in ambito educativo sono ancora nettamente i migliori al mondo, bisogna tuttavia considerare il fatto che il prorompente aumento demografico del continente asiatico – contro un depauperamento di quello nostrano – porterà nel giro di pochi decenni ad un sovvertimento dei rapporti di forza, i quali produrranno stravolgimenti decisamente inaspettati; a tal riguardo, saranno proprio le legislazioni in materia di istruzione e lavoro a patire in via principale le più evidenti difficoltà.
A titolo esemplificativo si consideri l’ultimo rapporto stilato dal World Economic Forum sulla situazione competitiva mondiale, in cui l’indice globale comprendente l’analisi di 140 Paesi fa registrare il 62esimo posto dell’Indonesia, il 90esimo delle Filippine ed il 134esimo del Myanmar. Il report, che misura il potenziale di crescita delle nazioni oltre che l’attuale performance produttiva delle imprese, vede non a caso tra i primi posti lo Stato di Singapore, secondo dopo la Svizzera e sorprendentemente davanti agli Stati Uniti d’America (l’Italia è solo 43esima). In conclusione, come è logico supporre, tale crescita strategica porterà a breve una grandissima ondata di costruzioni e una relativa spinta allo sviluppo economico continentale poiché è l’Asia a godere oggi delle migliori condizioni di crescita; sempre che la bella e storica Europa non si risvegli dal suo torpore.