Dopo le proteste degli ultimi tempi sulla fattibilità e l’applicabilità del disegno di legge‘La Buona Scuola’; dopo la campagna elettorale conclusasi con consensi discutibili, “Le cattive maestre sono tornate”, ovvero docenti motivati a continuare la protesta contro la riforma Renziana della scuola si stanno impegnando con fiaccolate, riunioni e sensibilizzazioni di ogni genere e, non in ultimo, dichiarando guerra con il blocco degli scrutini.
Una chiamata al conflitto da parte dei Docenti che intende scardinare ogni convinzione del Premier sul suo modello di ‘Scuola Nuova’. I Docenti sono pronti a prendere in considerazione ogni forma di sabotaggio contro la riforma, in primis, però, indurre, quanti non lo abbiano già fatto, a riflettere anche sul modo in cui il Presidente del Consiglio si propone come propulsore di cambiamento.
Lo ‘spettacolino’ del Presidente del Consiglio Renzi alla lavagna, che abbiamo visto tempo fa in tv,è stato davvero indecoroso per la cultura italiana.In manica di camicia e con gessetti alla mano, il Premier ha inteso farci credere, con l’immagine di sé alla lavagna, che sia un docente navigato e pronto a trasmetterci insegnamenti sul modo di intendere la ‘Buona Scuola’. Se il Presidente fosse entrato un solo giorno a scuola, a prescindere dal grado scolastico, si sarebbe reso conto di cosa significa fare scuola: collaborare, entrare in sintonia nonostante le differenze di età, di cultura, e di formazione solo per il bene degli alunni, per la loro crescita armonica e completa.
Sottolineando l’indisponibilità del Presidente del Consiglio ad ascoltare le voci di Docenti, Dirigenti e personale ATA nel rivedere la riforma sotto diversi parametri, occorre anche scalfire la convinzione di taluni che Renzi sappia di che cosa parla quando affronta l’argomento ‘Scuola’.Parla di un progetto di mobilità dei Dirigenti ogni 6 anni, ma ciò era già previsto nel dlg 165/01 (anche se non ha avuto completa applicazione). Parla di assumere 100mila Docenti e non di più, perché le assunzioni nella Scuola non devono divenire un ammortizzatore sociale. Dunque, tutti i percorsi formativi che migliaia di Docenti hanno fatto a proprie spese nel corso degli anni, dopo essersi plurilaureati e specializzati con Master, PAS, TFA, SSIS, Corsi per il sostegno e quant’altro e dopo aver lavorato in aula per anni,non dimenticando le relative difficoltà per raggiungere sedi disagiate e scuole dissestate, non contano. Bhè ! Per il signor Renzi non contano, ma contano per quanti hanno investito tempo, danaro, impegno anche laddove non potevano, soprattutto dal punto di vista economico. E’ facile risolvere il problema della eccedenza di Docenti, cancellandoli dalla Graduatoria come se non fossero mai esistiti. Come si può pensare di cancellare categorie di lavoratori con un colpo di spugna?
Renzi, poi, ha rimandato l’approvazione del ddl di 15 giorni; e c’è da chiedersi se in queste due settimane riaprirà la trattativa sui punti cruciali o si nasconderà dietro pseudo concezioni di scuola moderna facendoci credere di discutere sulle problematiche, ma poi decide lui.Forse ha capito per un momento che il modello anglosassone non può essere adottato e calibrato alla nostra cultura? Fa riflettere che abbia fatto passi indietro sull’intervento di genitori ed alunni sulla valutazione dei Docenti; ha invero deciso che solo due genitori insieme a 4 docenti faranno parte di un comitato di valutazione che affiancherà il Dirigente Scolastico nella scelta dei Docenti.
Nessun passo indietro sul potere da conferire ai Dirigenti: essi dovranno essere investiti di pieni poteri di gestione, perché l’obiettivo ultimo della riforma, purtroppo, è quello di creare non un luogo di cultura, di scambio e di crescita, bensì una stereotipata Azienda con Dirigenti – padroni. Solo che i Docenti non sono macchine industriali, gli alunni non sono materia prima e la crescita umananon è un ramo d’azienda, bensìè il prodotto di oculate scelte d’istruzione, educazione e formazione in un quadro di apprendimento permanente.