di Rosario Pesce
È evidente che non ci sia nulla di più fluttuante della politica, per cui, mai come nel corso degli ultimi anni, le logiche del consenso hanno seguito delle dinamiche impreviste ed imprevedibili.
Dopo il tracollo del PD, in occasione delle elezioni dello scorso mese di marzo, ed il successo evidente del M5S, la formazione del nuovo Governo ha creato un esito che in pochi si aspettavano: la parabola di crescita del Movimento Grillino si è arrestata, mentre è cresciuto in modo esponenziale nelle intenzioni di voto Salvini e con lui – quindi – la Lega, dal momento che è il leader più sovraesposto (finanche dello stesso Di Maio) e cavalca argomenti e temi, che muovono la pubblica opinione nazionale, come quelli inerenti alla sicurezza.
Cosa possa accadere da qui fino alle elezioni europee del prossimo mese di maggio nessuno lo sa.
È chiaro che le elezioni provinciali, svoltesi nei giorni scorsi, hanno portato in evidenza un’altra realtà.
Essendo quelle elezioni di secondo livello, a cui non partecipa il popolo ma il ceto politico, sono stati premiati quegli schieramenti che hanno perso lo scorso 4 marzo, il PD ed il Centro-Destra.
Siamo di fronte, dunque, ad una realtà bipartita: da una parte Grillini e Leghisti, che nelle intenzioni di voto superano il 60%, mentre il PD e Forza Italia sono ancora stabilmente radicati negli Enti Locali.
Quale sarà lo sviluppo di un simile quadro lo sa, forse, solo Iddio, senza voler scomodare il trascendente.
È chiaro che un’ulteriore crescita di consenso da parte della Lega porterebbe alla crisi di Governo, perché difficilmente il M5S potrebbe sostenere una situazione nella quale rischia di vedere eroso il suo consenso ad opera dell’unico, odierno alleato.
E, per altro verso, una crescita a dismisura della Lega potrebbe portare qualche tentazione di ricomposizione del Centro-Destra, anche se con una leadership leghista e non più moderata, come avveniva ai tempi del berlusconismo imperante.
Ed il PD?
Mentre il consenso degli Italiani si muove in modo rapido, il partito di Renzi (perché tale è ancora) prova a darsi una nuova leadership, in grado di farlo ripartire, per davvero, dopo la scoppola della scorsa primavera.
In tal senso, è urgente l’elezione del nuovo Segretario, perché ormai gli Italiani non votano più per i partiti, ma per i leader e non averne uno, dotato di notevoli capacità mediatiche, è un limite enorme, un po’ come nel calcio può essere per una squadra, che gioca bene, l’assenza di un marcatore in grado di finalizzare la grandissima mole di gioco prodotta.
Ma, il PD a breve sarà in grado di darsi il novello Careca o Van Basten?