di Alessandro D’Orazio
I prossimi giorni potrebbero essere ricordati, politicamente parlando, come quelli della fine del tormentone Tav e del caso Diciotti oppure come l’inizio di una possibile crisi di governo tra M5S e Lega, in considerazione delle forti tensioni oramai sull’orlo di prorompere; il risultato che ne conseguirebbe sarebbe infatti fragoroso. In particolare, sulla Tav la Lega non ha intenzione di far saltare il governo facendone una questione di vita o di morte, mentre un voto favorevole sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini in merito al caso Diciotti lo metterebbe seriamente a rischio. Sul primo dossier il leader leghista sarebbe pronto a fare un passo indietro, sul secondo invece si aspetta che sia l’alleato a cedere. Comunque vadano le cose ne vedremo delle belle.
Per la prima volta da quando ricopre la carica di ministro dell’Interno, il Capitano è sotto botta davvero, soprattutto per la questione della Diciotti. L’idea di poter finire sotto processo e rischiare una condanna in primo grado per sequestro di persona non è cosa da poco. I toni utilizzati d’altra parte fanno ben comprendere quanta tensione vi sia all’interno dell’esecutivo; difficilmente si sarebbe sentito in altri momenti un vicepremier bollare come “supercazzole” le ipotesi di accordo sulla Tav dell’altro vicepremier. Così come raramente si sarebbe potuto scorgere un Salvini così quieto dopo essere stato insolentito a tal punto.
Era prevedibile che le tensioni della campagna elettorale si scaricassero sui giallo-verdi una volta saliti al potere, ma non era prevedibile che questa situazione creasse una conflittualità interna tale da provocare una stasi paralizzante. Dalla Tav al Venezuela, fino al caso Diciotti, si assiste ad una crisi logorante che rende incerto anche quello che un tempo poteva sembrare certo. I più esperti suggeriscono a questo proposito che il vero grande traguardo sarà arrivare al voto delle europee ed eventualmente procedere poi al proverbiale “rimpasto”. Ma sia Salvini che Di Maio non vogliono cedere. Entrambi sono infatti consapevoli che non ci sarebbero alternative valide.
Lo stesso Salvini nel frattempo dichiara – sul caso Diciotti – di non voler rinnegare nulla: “Sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo”. A questo punto, dice Salvini: “I 5 stelle decidano con coscienza, non impongo nulla a nessuno, io non ho bisogno di aiutini”. Il M5S dall’altro versante zoppica vistosamente e la vicenda migranti potrebbe far definitivamente implodere il precario equilibrio di governo. I prossimi giorni saranno per questo risolutori in merito alle innumerevoli questioni sin qui sollevate.