di Maria Rusolo
L’Europa sarà presto fatta se gli Italiani staranno un’ora di meno al bar ed i tedeschi un’ora di meno a letto.
La mia è oggettivamente una provocazione che realizzo prendendo in prestito una citazione, ma se si guarda oltre la piccola lente di cui spesso ci dotiamo, ed attraverso la quale guardiamo le cose che accadono e ci circondano allora, potremmo in qualche misura cogliere il segnale che ci arriva.
Un po’ come quando nella Fase del Risorgimento, qualcuno pensò che aver fatto la nazione Italia geograficamente, non fosse sufficiente, dal momento che mancava chi un Paese lo alimenta e lo rende davvero tale, gli abitanti. Siamo stati in questi anni davvero consapevolmente parte integrante dell’Europa, ne abbiamo compreso la portata, le possibilità; abbiamo davvero capito che non si trattava solo di quanto lungo fosse il gambo del sedano, quanto piuttosto di cambiare una mentalità che è un limite e che ci pone come nazione all’ultimo posto in termini di crescita economica, ma anche e soprattutto valoriale e culturale.
Qui sorge sempre la medesima circostanza, abbiamo avuto una classe dirigente consapevole e capace in questi anni che abbia trasmesso nei contesti deputati le reali istanze di un Popolo e di un Continente? Perchè vedete il problema è sempre lo stesso, le politiche non possono essere più quelle del proprio orto, ma devono avere necessariamente un orizzonte molto più ampio ed allargato, e devono essere proiettate verso la costruzione di una Visione condivisa che rimetta al centro della discussione la persona, con i suoi bisogni, e le sue esigenze, i suoi diritti ed i suoi doveri, ma che abbia la oggettiva volontà di costruire uno spazio di discussione che tenga conto che la ricchezza è sempre più strumento di oppressione nelle mani dei pochi e che il Populismo è il mezzo moderno di oppressione delle masse non scolarizzate, senza speranza e senza sogni.
Abbiamo creato confini e recenti, ed invece avremmo dovuto consentire la libera circolazione di idee e persone, piuttosto che di merci. La globalizzazione diventa immorale, se fai in modo che lo sia, se la interpreti come strumento per arricchirsi e speculare, in quelle nazioni, e in quelle parti di società sempre più deboli ed abbandonate. Davvero non siamo capaci di riannodare i fili della nostra umanità diffusa, davvero preferiamo schiacciarsi in ovili e farci trattare da sudditi? Io credo che invece la storia ci abbia dato molto materiale a cui attingere per capire che un passo avanti e di nuovo possibile, ma tutti gli spiriti puri e giusti devono fare uno sforzo comune superando le proprie marginali, a questo punto differenze.
Se non c’è una Europa quando il mondo trema per le guerre, quando mai ce ne sarà una?