di Simona Barra
Per la seconda volta si è impegnato nella descrizione storica e architettonica di antichi palazzi casoriani. Da dove nasce questo interesse?
Il volume su palazzo Carmingnano nasce dalla curiosità che mi portavo dentro da bambino. Mi chiedevo cosa fosse quella sorte di castello con il portone verde sempre chiuso? E perché il rione intorno ad esso aveva ben cinque uscite su diverse zone? Queste domande mi hanno spinto a fare delle ricerche e quindi a scriverne. Per quanto attiene al volume sugli edifici dei Rocco di Torrepadula, anch’esso nato sulla spinta della curiosità sempre a causa dei portoni perennemente chiusi dell’edificio di via Nicola Rocco 3 e quello di via Nicola Rocco 13, io lo considero una sorta di report, dove viene fatta la cronistoria di tutte le proprietà che i Rocco ebbero a Casoria a partire dal 1400 sino a oggi.
E indagando cosa ha scoperto?
Ho scoperto cose interessantissime e di cui pochi casoriani sono a conoscenza ad esempio il perché della costruzione del fabbricato in via San Benedetto e l’origine dell’annessa cappella gentilizia dedicata a san Giulio Papa; l’origine della chiesetta della Madonna della Mercede in via Campanariello, ecc.
In quale periodo storico ha inquadrato le proprietà casoriane dei Rocco?
Come le dicevo in un periodo che va dal 1400 a oggi ed ho ricostruito, non senza fatica, l’albero genealogico di tutti i Rocco che ebbero rapporti con Casoria. È ovvio che le loro trasformazioni si intrecciano con la storia locale e vengono così fuori altre interessanti scoperte e cioè che Casoria era attraversata dal fiume Lamia che poi per forza di cose ha dato nomi a precise zone come ‘o puntil, ‘ncopp ‘o curz, ‘ncopp‘o pont ecc.
Quali sono state le difficoltà incontrate nella descrizione di queste residenze? Documenti, atti, immagini
Tutto è stato difficoltoso perché le foto sia antiche che recenti non erano facilmente reperibili e, infatti, ho dovuto rivolgermi a diverse persone anziane e alcuni di loro conservavano foto che poi sono state rimaneggiate, altre le ho prese dagli uffici comunali. Per gli atti ho trascorso intere giornate all’archivio notarile di stato e all’ufficio successioni. Per le foto recenti ho dovuto bussare a diverse porte per accedere a luoghi perennemente chiusi.
Perché l’Insula?
Perché a ben vedere si nota che tutti i fabbricati casoriani appartenuti ai Rocco sono contigui. Tutto il lato sinistro a partire dall’attuale largo Orlando D’Uva fino a via Matteotti è impegnato da palazzi appartenuti ai Rocco e poi anche il lato destro a partire dal palazzo in via Nicola Rocco 8 fino a via San Benedetto 13. Quindi a vederli in mappa essi sono separati solo dall’attuale via Nicola Rocco ma che anticamente esse erano separati da un viottolo di campagna che da piazza dell’Olmo (attuale piazza Cirillo) arrivava fino alla piazza principale di Casavatore e uniti tra loro attraverso un ponticello che attraversava il fiume Lamia, da cui il nome ‘ncopp ‘o pont’.
Che futuro prevede per questi storici palazzi?
Purtroppo non scorgo niente di buono all’orizzonte. Intanto palazzo Carmingnano è già stato abbattuto per far posto alla speculazione edilizia imperante e il palazzo che fu di Nicola Rocco ha subito trasformazioni tali da renderlo irriconoscibile; il palazzo di via San Benedetto, attualmente di proprietà dei Pignatelli è locato e la cappella gentilizia ridotta a una sorta di deposito; l’antica foresteria del palazzo che fu di Giovanni Rocco è stata completamente trasformata. Gli unici palazzi che sono restati inalterati sono quello in via Nicola Rocco 8 perché abitato dall’ultimo dei Rocco morto nel 1986 e quello di via Nicola Rocco 13 che essendo stato abbandonato prima da Pietro Rocco e poi dai successivi proprietari ha ancora conservato la sua struttura originaria.
Come pensa che i palazzi di interesse storico possano essere tutelati?
Purtroppo dovrebbero essere le amministrazioni a farsene carico. Per il passato c’è stato un tentativo con i fondi del più Europa per il palazzo di via Nicola Rocco 13 per destinarlo a spazio museale ma poi non se ne fece più nulla. Per porli sotto il vincolo della sovraintendenza esiste una procedura lunga e farraginosa che nessuno dei soggetti coinvolti ha interesse a percorrere. Credo che le nostre città siano la continuazione spaziale di chi le ha abitate, di chi le abita e di chi le abiterà.
Ringraziamo l’Ing. Clarino per la disponibilità e ci auguriamo di ricevere in redazione ulteriori contributi da parte di cittadini che hanno a cuore quel che resta del patrimonio artistico, culturale e storico della nostra città.