di Mariavittoria Picone
“In un mondo in cui tutti vogliono essere qualcuno, meglio essere nessuno.”
Nicolás Gómez Dávila
Da qualche giorno circola sui social l’immagine di un modulo compilato dal neopresidente della Camera Lorenzo Fontana, o chi per lui, in cui la parola IMPIEGATO è scritta male, con un grave errore di ortografia (errore blu), con la N al posto della M: INPIEGATO. L’evento non ha fatto altro che rafforzare l’idea che ho del politico in questione, ovvero di persona superficiale e istintiva, dotata di scarsa cultura.
Perché, come mi trovo spesso a dire, la cultura, non la quantità di informazioni, è la capacità di elaborare concetti e di comprendere le diversità, di sviluppare un pensiero critico, iniziando dall’uso corretto del linguaggio, sia in forma scritta che verbale. Certo, non dirò banalmente che una persona che fa errori grammaticali è ignorante, non la penso così, penso piuttosto che sia superficiale e, inevitabilmente, poco colto, poiché l’attenzione e l’approfondimento sono peculiarità della cultura.
Nell’epoca del virtuale chiunque può reperire facilmente informazioni ed apparire preparato su argomenti di varia natura, ma le parole che usa per esprimersi tradiscono immediatamente il livello di conoscenza. L’uso di slogan e termini alla moda è un po’ comune a tutti, fa parte della comunicazione, è comunque un modo per farsi comprendere più rapidamente, ma finisce spesso con l’essere un’arma a doppio taglio: il messaggio arriva subito e ancora più velocemente va via.
Quando ero all’università, capitava spesso che le ultime pagine del testo della cosiddetta “parte speciale”, venissero lette nella notte antecedente l’esame, e tra noi studenti si usava dire che quei concetti appresi in poche ore erano attaccati con i post-it, ovvero, li avremmo dimenticati di lì a pochi giorni, o forse appena usciti dalla seduta d’esame. In effetti era così. Oggi abbiamo un mucchio di informazioni attaccate con i post-it, perché non c’è spazio per tutto e perché molte informazioni le abbiamo lette velocemente su Wikipedia. Questa non cultura, che uso chiamare “cultura spicciola” è uno dei mali dei nostri tempi e deriva dalla necessità di mostrarsi sempre all’altezza, sempre in grado di poter competere.
Ho più volte manifestato la mia idiosincrasia per i motivatori, che hanno diffuso il concetto che tutti possono fare tutto; grandissima bugia. Non è vero, sappiatelo. Auspico l’arrivo dei demotivatori, che insegnino il fallimento, che mostrino il lato umano delle incapacità di ciascuno e ci dicano di non fare i politici se non sappiamo approfondire.
MI piacerebbe che fossimo tutti più disponibili all’ascolto e all’approfondimento, che provassimo gusto anche nell’applaudire, restando a guardare, senza voler necessariamente salire sul palco, perché poi se critichi l’errore di un altro scrivendo: “la M l’ha rimasta a casa?”, oppure “adesso lo telefono”, è meglio che taci anche tu.
L’iNpiegato, è chiaro, non è solo un errore, ma uno stato d’animo.