di Christian Sanna
Il passato ci sembra migliore, forse perché non lo ricordiamo bene, poichè col tempo le tensioni si allentano e tutto sbiadisce. Gli anni che passano rappresentano per i fatti una lente d’ingrandimento che s’allontana e quelli che erano, allora, disagi e dissapori appaiono, adesso, ridimensionati. Non farò di tutta l’erba un fascio, non scivolerò sulla buccia di banana del luogo comune, anche se il luogo comune un suo senso e una sua verità, da qualche parte dovrà pur averli.
Con buona pace di chi è sempre contro a prescindere, non gli va mai bene nulla e critica per partito preso. C’è chi maledice i social network, però li usa e in alcuni casi ne è dipendente. E’ un pò una contraddizione o no, affermare di detestare una cosa a cui si fa fatica a rinunciare? L’essere umano è pieno di problemi; il gas , le guerre, le crisi economiche sono le conseguenze di una incapacità di pensare e quindi di agire per il bene della collettività. L’uomo è così cretino, ignorante e superbo che pensa a se stesso come ad un piccolo dio a cui non può succedere nulla di grave.
Mi spiego meglio: l’individuo intenso come singola persona tende a pensare che una disgrazia possa succedere a qualche altro, ma non a lui. Non è mai stata scritta una storia della pace, perchè sulla terra c’è sempre stata la guerra, ma per noi che viviamo da quest’altra parte le immagini cruente di città distrutte e cadaveri abbandonati ci sono sempre passate davanti agli occhi come le scene di un film lontanissimo; i più sensibili al tema li ha rapiti la commozione, quelli un pò più illuminati nel pensiero li ha trattenuti la riflessione, gli altri li ha rincretiniti l’indifferenza.
In fondo, basta che noi stiamo bene. Ma a me questi ultimi mi hanno sempre fatto una gran tenerezza, perchè la penso come Khalil Gibran quando afferma che “l’indifferenza é già metà della morte”. Che vita può essere quella che non contempla la curiosità, non esercita la sensibilità, non allena l’approfondimento, non sviluppa uno spirito critico, non conosce il pronome personale m. e f. di1ª pers. pl. E’ un pasticcio! Una cosa è certa: da questa vita non ne usciremo vivi.
Però, si potrebbe ancora fare qualcosa per migliorare la qualità dell’esistenza, se solo si pensasse un pò meno a se stessi, al proprio interesse personale, se ci fosse davvero un pò d’amore per gli altri e di senso civico. Dall’alto il punto d’osservazione é più chiaro, a volte mi viene il dubbio che l’imparzialità e quindi la giustezza di pensiero e di giudizio vengano raggiunte dal mancato coinvolgimento. Insomma, se uno non si fa coinvolgere da quei sentimenti tossici quali invidia, risentimento, livore e quel bla bla bla di emozionale colesterolo cattivo , alte sono le possibilità di disintossicarsi dalle bassezze umane e di immunizzarsi rispetto la contagiosa e dilagante stupidità di cui soffrono moltissimi simili. Premesso che questi articoli sono un “gioco”, niente di estremamente serio, del resto sarebbe superbo da parte mia tentare di rinchiudere il mare in un bicchiere, ho fatto caso a diverse cose (e non certamente da ora, non mi sono svegliato adesso) circa il modo di comunicare sui social network che non sono il male assoluto, perchè l’essere umano non va deresponsabilizzato.
Il nocciolo della questione non può e non deve essere una piattaforma che ti offre dei servizi, ma come l’utente approccia quei servizi e l’uso che ne fa. I social sono uno spazio d’espressione che riempie il fruitore, il problema grosso è rappresentato dai contenuti del consumatore e se Tizio diffonde odio, mentre Caio è sempre polemico, con Sempronio che promuove tutta la sua vuotaggine ed ipocrisia, dove vogliamo che possa andare il mondo, in quale direzione se non in quella del totale sfascio culturale, sentimentale, sociale. La negatività del progresso informatico si basa su un principio che un pò simula la chimera della meritocrazia; tutti hanno possibilità di godere di una piccola notorietà. Gli stupidi, quelli che appena aprono bocca e fanno danni ci sono sempre stati e a tutti i livelli, solo che in mancanza di questi potenti mezzi di comunicazione, la gravità della stupidaggine che veniva detta trovava il naturale ridimensionamento in una scarna platea, spesso riconducibile al gruppo di amici o colleghi di lavoro.
Oggi chiunque ha un profilo sui social con migliaia di amici virtuali può dire una cosa stupida o saggia che sia e trovare un suo pubblico, sperimentare una certa visibilità. Ma le stesse persone che attualmente scrivono scemenze, senza i social network, avrebbero detto ugualmente sciocchezze. Di nicchia, ma pur sempre sciocchezze e le avrebbero raccontate al bar, in pizzeria, fra amici. Quindi, il problema non sono i social, ma l’essere umano e lo è da sempre, l’unico che mette in discussione qualsiasi cosa senza mai mettersi in discussione. Leggo di gente che orgogliosamente dichiara di non guardare la televisione, come se non guardare la televisione fosse un attestato di superiorità intellettuale. Punto primo, bisognerebbe andare a casa di queste persone per assicurarsi che realmente non abbiano l’apparecchio ricevitore, in caso di presenza della tv nell’abitazione si dovrebbe sperimentare una convivenza di almeno qualche settimana per monitorare che i dichiaranti non cedano, nei momenti di noia, alla tentazione di afferrare il telecomando e fare zapping. Secondo punto, in tv ci sono anche dei programmi interessanti che meritano attenzione, quindi si può anche scegliere di guardare qualcosa di diverso; insomma non è proprio tutto da buttare.
E la pandemia, come vado ripetendo da più di due anni, purtroppo non ha fatto altro che amplificare le criticità dell’uomo incapace di stare al mondo con i suoi simili in un clima di fratellanza e solidarietà. Nella primissima fase, quella dell’incertezza e della paura, era prevedibile un senso di raccoglimento del tipo “stiamo tutti sulla stessa barca”, ma subito dopo è scattata la macchina del fango, perchè per quanto l’educazione ricevuta e la cultura contengano un pochino questa indole dell’uomo alla prevaricazione – è più forte di lui, non ce la fa proprio a non polemizzare, a non sospettare, a non offendere, a non litigare, a non fare la morale all’altro. E’ un dispiacere leggere post e commenti con toni talvolta aggressivi, irrispettosi delle opinioni altrui. Vedo un sacco di gente arrabbiata che scatta alla prima diversità di opinione.
Dove è finito il rispetto per gli altri? Da dove proviene tutta questa superbia? Raramente nelle risposte c’è pacatezza, buon senso. Alcuni sono talmente “aggressivi” e precipitosi sulla tastiera che la nobile lingua italiana ne esce mortificata, azzoppata nella grammatica e nella costruzione di una frase che abbia una logica. Certo, ora non bisogna dare tutta la colpa a questa foga di contestare e di affermare il proprio pensiero, c’è anche lo scrivente distratto o quello che volutamente non si preoccupa della forma, come c’è chi non è propriamente un genio della comunicazione, ma sta bene tutto poichè qui non è una questione di accenti o di punteggiatura, quasi si tratta di mettere da parte la rabbia e la maleducazione in favore di confronti più pacati e rispettosi, di messaggi più positivi.
Sulle elezioni c’è poco da dire, poichè si dice già troppo e male. Votate chi vi pare, ma non offendete chi la pensa diversamente da voi. Abbiate rispetto delle opinioni altrui anche differiscono dalle vostre, perchè è facile andare d’accordo con chi la pensa come noi, mentre la vera sfida, la medaglia della civiltà è confrontarsi pacatamente, con buon senso. Certo, dispiace questa cosa di doversi sempre accontentare del meno peggio. Da qualche parte lessi che lo scimpanzè è l’animale più intelligente della terra. Peccato che non abbia tessere di partito, non sia sponsorizzato da nessuno, non abbia i soldi e i voti. Parliamoci chiaro: il sentimento generale è di profonda delusione e disamore nei confronti dei partiti e dei politici. In un modo o nell’altro c’è stato il fallimento di una progettualità. Si fa fatica persino ad intravederlo il futuro. Uno scimpanzè come candidato avrebbe fatto la sua figura, di certo avrebbe strappato consensi per la simpatia.