di Angela Cascella
Ribolle il sangue nelle vene ai medici di medicina generale che da febbraio di quest’anno combattono in prima linea la battaglia contro il COVID 19 (Sars Cov 2), senza che sia riconosciuta loro la validità dell’impegno gravoso a cui sono stati sottoposti. Si inaspriscono gli animi quando giornalisti, come Bruno Vespa, sbandierano teorie senza senso e strategie senza fondamenti scientifici.
Il citato Vespa dopo aver palesato in televisione una non certa comprensione per la categoria, avanza la proposta di chiudere l’Italia, provincia per provincia, e non con un lockdown generalizzato.
Per i medici che conoscono la natura del virus, il meccanismo di contagio, la profilassi e l’evoluzione scientifica del virus, nei brevi e medi periodi, sentire idee di prevenzione scollate completamente dalle conoscenze medico scientifiche e farmacologiche fa davvero arrabbiare.
I medici combattono in trincea con turni massacranti, con un sistema di prevenzione e di censimento – da parte del governo – che lasciano molto a desiderare; quando poi, se il sistema in realtà regge lo si deve ai medici di famiglia che, da otto mesi, non risparmiano se stessi. Centinaia di telefonate al giorno a cui rispondere, isolamenti da registrare e monitorare; pazienti da curare a casa e da seguire a distanza – tra paura e insicurezze del paziente stesso e della sua famiglia – sono solo una parte del lavoro importante e serio operato dai Medici di MG sul territorio.
Da quando si sono procacciati i dispositivi di sicurezza da soli, ed era febbraio, fino ad oggi in cui continuano a reclamare materiali e dpi per fronteggiare l’emergenza, i medici di medicina generale hanno lavorato silenti e operosi. Il sentirsi denigrati per la prudenza operata nel proprio lavoro e, quindi, nella indiscutibile impossibilità di gestire tutto – anche l’effettuare i tamponi presso il proprio studio- è a dir poco inaccettabile.
La pandemia richiede un senso di responsabilità che non può non considerare l’importanza del protocollo di prevenzione operato con abnegazione dai medici di medicina generale, gli unici davvero vicini al paziente ed alle loro famiglie.
Non si perdurino campagne di discredito per medici ed infermieri e si fomentino nelle persone idee distorte di una malattia che richiede, invece, presa di coscienza e responsabilità. Ad ognuno il proprio lavoro, ai medici la salvezza di un popolo; perché se si dovesse fermare la medicina generale sarebbe un disastro epocale. E queste sono verità inconfutabili.