Distanziati, isolati, reclusi nelle proprie case per salvaguardarsi e tutelare gli altri: questa è la realtà che viviamo tutti da due mesi a questa parte. L’isolamento, però, non è stato uguale per tutti.
Prima di focalizzare l’attenzione su ciò che ha significato l’isolamento sociale per ciascuno di noi, è doveroso ricordare come forma di rispetto e di estrema e profonda attenzione umana, che c’è in questa Pandemia chi non ha attraversato una fase di riflessione su di sè, ma è passata attraverso la malattia sua e dei suoi cari o, addirittura, sofferto la morte di una persona cara.
Chi invece da sessanta giorni ha dovuti fare i conti con il distanziamento, con svariate rinunce al consueto vivere e al lavoro, ha sperimentato una inflessione sulla propria salute psichica e sulla propria salute sociale. Diversi gli ambienti in cui vivere, diversi i compagni di ‘convivenza’ , ma soprattutto diverso il modo, diverso lo spirito, diversa la forza con cui si è affrontata psicologicamente la quarantena nelle proprie case. Ognuno di noi ha sperimentato introspezioni e valutazione dei propri stati sensibili, emotivi ed emozionali.
Ora siamo quasi alla fase due di questa surreale pandemia e stiamo sperimentando tutti una forma di saturazione. Non si tratta di affaticamento da stanchezza e stress, ma bensì di una saturazione che ci porta ad una avversione emotiva verso ciò che si è prolungato troppo, il confinamento.
La sopportazione è al culmine e pur amando la casa in cui si vive e pur amando i nostri cari, c’è un contraddittorio in noi che ci porta a dire e credere di aver saturato la pazienza.
La saturazione è uno stato di pienezza che se interpretato in maniera negativa ci mette a combattere.
Se però la saturazione viene vissuta come una pienezza da non contrastare, accettare per come si presenta; non con rassegnazione, ma col coraggio di farne una ‘pienezza’, essa ci aiuta a crescere e vedere in volto i nostri limiti. La pienezza vera ci da sensazioni forti di gioia, la pienezza ci nutre e ci da la forza ad una propensione emotiva positiva. La ‘pienezza’ da saturazione deve anche essa determinare una reazione emotiva aiutandoci a modificare la routine, a modificare ciò che stride dentro di noi.
Dobbiamo passare da una avversione emotiva ad una propensione emotiva che ci induca a provarci ancora, nonostante tutto il disordine interiore.
Cercare la perfezione non aiuta; accettare le sensazioni anche negative, perdonarsi ed accudirsi fisicamente e mentalmente come se fossimo dei bambini indifesi da proteggere, ci aiuta a trasformare la saturazione in pienezza perché – come sostiene C.G. Jung (La luce dell’inconscio. La luce dell’Ombra e l’ombra della luce) ad ogni buio corrisponde una luce.