di Tommasina D’Onofrio
Questa è stata la settimana delle rivincite. Questa è stata la settimana di chi sa aspettare, e poi tornare, se possibile meglio di prima. Insomma, in particolare nel weekend, abbiamo assistito alla rivincita dei trentenni o alla riscossa, se vogliamo, di chi sta dando molto più di quanto riceva, ma questo è un altro discorso.
Beh sì, questa è stata pure la settimana in cui Jennifer Lopez (a cinquant’anni suonati) ha sfoggiato un fisico da far invidia a una ventenne con il suo Versace Jungle indossato “appena” 20 anni fa. E sì, è stato pure l’autunno in cui al Festival del Cinema di Venezia ha brillato, sopra tutti, un 56enne di nome Brad Pitt. Ma è di noi trentenni (o giù di lì) che voglio parlare.
Noi che non siamo né carne né pesce. Noi che ogni giorno siamo troppo vecchi di fronte agli influencer di qualsiasi cosa che spuntano come funghi, ma troppo giovani per ricordarci gli scudetti del Napoli. Noi che non c’eravamo quando alla Ferrari c’era Niki Lauda e che di Villeneuve abbiamo conosciuto solo Jacques. Noi che il giorno in cui morì Ayrton Senna avevamo solo 4 anni. E che di Maradona abbiamo ascoltato solo i racconti di papà e nonno.
Questo, finalmente, è stato anche il nostro weekend. E sì. Perché domenica sono successe due cose. In due parti del mondo lontane. Quasi contemporaneamente, quasi allo stesso orario. La prima a Singapore e la seconda a Lecce. Laggiù, in barba al “predestinato” ventiduenne monegasco, Charles Leclerc, partito in pole position, che qualche settimana fa per ordine di scuderia aveva vinto il gp d’Italia, il gradino più alto del podio lo ha conquistato Sebastian Vettel (anno 1987, 4 volte campione del mondo). E lo ha fatto dopo un gran premio al cardiopalma, proprio come ai vecchi tempi. Proprio alla Vettel.
Più o meno alla stessa ora, nella serie A di Zaniolo, Barella, Chiesa e Donnarumma, nella squadra di Meret e Di Lorenzo, a Lecce, in una partita che non ha avuto nulla da invidiare a quella con il Liverpool in fatti di ansia, la differenza l’ha fatta un certo Fernando Llorente (35 anni, arrivato a Napoli dal Tottenham a parametro zero perché svincolato). Sicché io, donna del sud, anno 1986, giornalista precaria (i millennials mi definirebbero free Lance), alla stessa ora di Seb e Fernando, ho gioito con loro.
Ho assaporato grazie a loro una bella rivincita con quel sapore che mi mancava da un po’. E tutto sommato ho pensato che non è proprio niente male questa nostra generazione di mezzo. E canticchiando una canzone che sì, quelli di oggi proprio non possono ricordare, mi sono detta che è proprio questo che ci resterà degli anni 80!