Mancanza di visione e coraggio. Il disastro della politica in Italia

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di Maria Rusolo

Non c’è nessun atto di slealtà, o meschinità di cui un partito politico non sia capace; perché in politica non esiste l’onore.

Questa è la sintesi comunemente più diffusa tra i cittadini e gli elettori, basta percorrere le strade di una qualsiasi comunità, fermarsi a scambiare qualche parola con il fornaio, la cassiera o la commessa, per avere chiara l’immagine che la gente ha della classe dirigente del proprio Paese.

Non si tratta di etichettare, come spesso accade, tutto questo con il semplice termine ” qualunquismo”, perché si correrebbe il rischio di perdere il contatto diretto ed immediato con chi il mondo lo vive o con chi tutti i giorni si confronta con cose che non funzionano e servizi inesistenti. Chi ha l’ardire e la volontà di dedicarsi all’indagine umana non può prescindere da questo contatto, non può una volta eletto, chiudersi tra quattro mura e farsi portavoce di una burocrazia ingiusta e spesso iniqua, o servirsi degli altri e della macchina del potere solo per mantenere una posizione acquisita per concessione.

La politica è quanto di più umano esista, e sbaglia chi si illude che per essere leader degno della volontà popolare sia sufficiente barcamenarsi tra questa e quella norma, o tra questa e quella dinamica di un gruppo di appartenenza, significherebbe tradire il mandato elettorale, trasformare il cittadino, in una pedina da usare a proprio uso e consumo ad ogni occasione possibile. Il politico oggi è incapace di prendere decisioni difficili, decisioni complesse, vive il qui ed ora, il presente, senza alcuna visione per il futuro, anche quello più banalmente prossimo.

Si preoccupa del minimo indispensabile, votando a compiacimento o in risposta a logiche che non hanno nulla a che vedere con la propria comunità. Si sale su una scala, si occupa un trono e si scelgono i fedeli, piuttosto che quelli capaci, perché si detesta il contraddittorio ed il dissenso; una comunità basata più sulla apparenza che sulla sostanza, nella quale le scelte servono a garantirsi un’altra vittoria alle prossime scadenze elettorali.

Questo conduce alla deresponsabilizzazione, all’assenza di leadership, se manca l’acqua o non si raccolgono i rifiuti la colpa è sempre del livello più alto di governo, non si analizzano con onestà le cause, non si dice che si sono fatte scelte arbitrarie sulla pelle della gente e che si sono sprecati soldi per alimentare clientele di bassa lega e finanziarsi carriere e candidature. La gente questo è quello che vede, questo è quello che sente, questo è quello che prova, ma commette un errore fondamentale, grida ed impreca perdendo ogni forma di razionalità quando entra in cabina elettorale, ed allora in quella circostanza dove tutto potrebbe cambiare vota sempre gli stessi e le stesse, senza compiere con coscienza il vero atto rivoluzionario per eccellenza: scegliere per un mondo che non sia basato su un attimo di vita, sulla speranza di un futuro fatto di benessere materiale ed immateriale.

Tutti colpevoli e nessun colpevole? Eh no stavolta a ciascuno il proprio ruolo nel bene e nel male ed ai posteri toccherà l’ardua sentenza.

“La politica è una cosa che arrugginisce e guai a restarne anchilosati: si finisce per non vedere più nulla al di fuori di quella e con l’essere pessimi interpreti di chi ci elegge.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.