di Alessandro D’Orazio
Nominato pochi giorni or sono quale politico più influente d’Europa, il Ministro dell’Interno italiano e leader della Lega Matteo Salvini ha conquistato di recente un’eco mediatica dirompente sia entro i confini nazionali che in palcoscenici stranieri. La sua politica spesso bellicosa ha permesso infatti di cavalcare un’onda di rabbia popolare contro Bruxelles e l’intero establishment politico italiano, permettendo al partito leghista di riscuotere consensi sempre maggiori ed uscendo da quel regionalismo iniziale che ne aveva contraddistinto per molto tempo il modo di intendere la politica.
Classe 1973, diplomato al Liceo Classico “Alessandro Manzoni” di Milano ed abbandonato il corso di laurea in Storia a soli cinque esami dal conseguimento del titolo, fin da adolescente Salvini mostrò un interesse notevole per la politica. Dai 16 ai 19 anni frequentò il centro sociale di Leoncavallo, a 17 si iscrisse alla Lega Nord, mentre nel giugno del 1993 venne eletto consigliere comunale a Milano. Da quì una lenta ed inesorabile escalation politica che lo portò ad essere eletto eurodeputato dal 2004 al 2006.
Successivamente alle elezioni politiche del 2008 entrò a far parte della Camera dei Deputati, con una rielezione nel 2013 (stesso anno di nomina a Segretario della Lega) e la definitiva consacrazione nel corso delle consultazioni elettorali dell’anno 2018, il cui risultato gli ha permesso di essere eletto in Senato e di assumere – a far data dal 1 giugno 2018 – la carica di Ministro dell’Interno e di Vicepresidente del Consiglio dei ministri.
Ciò che ha contraddistinto però l’ascesa di questo personaggio, paragonato dai più ad un vero e proprio influencer di piazze e social network al tempo stesso, sono state le dure posizioni assunte in molti ambiti; dall’immigrazione clandestina all’euroscetticismo, fino ad una netta contrarietà nei riguardi di matrimoni ed adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. In particolare non sono mancate in queste circostanze numerose polemiche generate da alcune dichiarazioni al vetriolo espresse dallo stesso Vicepremier.
Al di là di tutto, però, la schiettezza delle opinioni e la facilità di rivolgersi ad un elettorato socialmente eterogeneo hanno fatto sì che Salvini conquistasse il successo odierno. Una popolarità tuttavia scalfita nel corso dei recenti mesi da prese di posizione non ben digerite dalla componente più radicale dei suoi seguaci, a cominciare dalla vicinanza mostrata verso la politica israeliana durante la visita a Gerusalemme di pochi giorni fa. O ancora, la difficoltà che il Ministro sta incontrando nell’imporre in politica estera quella linea euroscettica tanto decantata in campagna elettorale. Sulla sua figura e le relative valutazioni non rimarrà, quindi, che attendere i futuri scenari in continua evoluzione.