“Meretrices – Tra le pieghe dell’ipocrisia”
Testi e regia Febo Quercia
Con Marianita Carfora, Annalisa Direttore, Simona Esposito e Peppe Romano
Musiche del Maestro Biagio Terracciano
Costumi Antonietta Rendina
Sul palcoscenico del Club 55, via Toledo n°55, Napoli
La storia delle meretrici in scena a Napoli nella data storica in cui entrò in vigore la legge n°75 della Repubblica Italiana. Era il 20 febbraio 1958 quando la senatrice Angelina Merlin, detta Lina, ottenne dal Parlamento la chiusura delle case di tolleranza, fino ad allora legali e controllate dallo Stato. Per la storia del costume fu una svolta epocale che divise il Paese, creando controversie che esistono tutt’oggi: la riforma abolì un “problema societario” ma lo sostituì con niente, producendo un vuoto ambiguo. Per molti fu una conquista di civiltà. Per altri fu solo un’ipocrisia. Per i movimenti femminili fu un importante passo per affermare la dignità della donna. Invece, per l’intellettuale Indro Montanelli, fu addirittura “un colpo di piccone” capace di “far crollare l’intero edificio” su cui si basava la società italiana. A distanza di mezzo secolo, questo argomento risulta ancora discusso: dal 1948 ad oggi, le “case chiuse” restano una tematica su cui l’opinione comune si separa, ma com’era la vita di queste veneri vaganti dell’epoca?Sabato 20 febbraio 2016 (dalle ore 19:00 con più repliche), l’Associazione Culturale NarteA porta in scena “Meretrices – Tra le pieghe dell’ipocrisia”, uno spettacolo teatrale itinerante che, seguendo le impronte del tempo, indaga la storia del mestiere più antico del mondo per svelare pagine di storie occultate.
Testi e regia di Febo Quercia, con Marianita Carfora, Annalisa Direttore, Simona Esposito e Peppe Romano, le musiche del Maestro Biagio Terracciano e con i costumi di Antonietta Rendina. Allo storico Club 55 di via Toledo n°55, si potrà assaporare non solo l’atmosfera dei tempi andati, ma anche la Barbajada: una bevanda storica della prima metà dell’ottocento che deve il suo nome all’inventore Domenico Barbaja, noto impresario dei teatri reali di Napoli (1809-41), che sta dietro il successo di grandi compositori come Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini. La sua fama aumentò notevolmente quando riuscì ad organizzare, in soli nove mesi, la ricostruzione del Teatro San Carlo distrutto da un incendio.
La città di Napoli già negli anni ‘50 contava circa 900 case di piacere: tra le umili lupanare dei Quartieri Spagnoli ai bordelli lussuosi di via Toledo non si trovavano solo donne di postriboli o meretrici tesserate, ma le storie di Napoli: “perché la storia di un popolo passa anche attraverso le lenzuola stropicciate di alcuni letti”.
Prima della Merlin, nel 1860, il governo Cavour pubblicò un regolamento sulla prostituzione che fu esteso a tutte le province annesse al Regno. Emanato per prevenire la riacutizzazione della sifilide nell’esercito piemontese in guerra, questa norma non fu applicata solo a scopi sanitari. Tale regolamento rappresentava infatti uno strumento di controllo sulle donne da parte della società. In particolare, si autorizzava l’apertura di postriboli di Stato divisi in categorie, tassando il meretricio con imposte da versare nelle casse statali. Mille ruffiani aprirono, in pratica, i cancelli dell’ “Apocalisse”, nascondendosi tra le pieghe dell’ipocrisia.
Per partecipare all’evento, è obbligatoria la prenotazione ai numeri 339.7020849 – 334.6227785.
Il costo del biglietto è di €12,00 a persona. Prossima replica: sabato 30 aprile 2016.
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