di Christian Sanna
In questa mia frase ad effetto c’è il tentativo di rinchiudere il mare in un bicchiere e di fare della vita, un aforisma. Ho pensato ad un romanzo, anzi, a dire il vero, gli altri intorno ci hanno pensato per me e fino a quando esiste un pensiero e soprattutto resiste, niente è veramente perduto. C’è chi scrive per pubblicare (la maggioranza) e chi per fare terapia a se stesso: al posto del lettino dello psicanalista la macchina da scrivere.
Volutamente cito un oggetto ormai vintage, poichè in quest’epoca così avanzata non ci vedo nulla di romantico. Così, preferisco arretrare avanzando o andare avanti con nostalgia. Quelli che sono contro la nostalgia, i critici della malinconia, che problemi hanno? Non sono forse gli stessi che curano con il sorriso a tutti i costi la sintomatologia, ignorando le cause? La vita è ciò che ti capita durante l’infanzia e l’adolescenza.
L’amore ricevuto, la formazione di un’ educazione sentimentale (nessun Ministro dell’istruzione ha mai pensato di introdurre questa nuova materia), la felicità o l’infelicità, i periodi di dolore e gli scatti di gioia, le delusioni e le soddisfazioni, i pudori, le risate, i pianti. Si dovrebbe nascere vecchi per poi risalire il tempo fino a trovarsi alla metà del percorso, dotati di tale saggezza ed esperienza, da evitare non solo gli errori, ma da saperla riconoscere la bellezza.
Perchè nessuno mi toglie dalle testa che ci sono passate dinanzi agli occhi occasioni non colte perchè non le abbiamo viste, perchè troppo concentrati su se stessi e quindi poco propensi ad accogliere qualcosa che non avevamo stabilito di desiderare a tavolino. Mark Twain diceva che I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché. A me pare che il secondo giorno più importante sia rimasto incomprensibile per chiunque, tranne per quelli che hanno in tasca più certezze assolute che monetine. Credo abbia poco senso la vita e tutto questo affanno alla ricerca del senso, purtroppo, ne avvalora la tesi.
Si è alla ricerca di un’isola che non c’è che probabilmente non sta in fondo nè destra nè a sinistra da nessuna parte, ci si incammina equipaggiati di atti di fede ed ottimismo nella speranza di incrociare la felicità in qualche angolo anche remoto del mondo, senza aver realmente percorso nemmeno un centrimetro nell’esplorazione della propria regione interna. Non ci si conosce abbastanza, perchè siamo incapaci di ispezionarci per bene l’anima. Ci accontentiamo della superficie, di una puntura di coscienza sottocutanea, perchè ci mettiamo paura di soffrire e di provare il dolore. Abbiamo timore di essere vuoti, di non avere niente da esprimere o da dare.
Perchè sono alte le probabilità che le spezie da offrire siano già tutte in esposizione e in magazzino non resti più niente, nemmeno l’illusione con cui ammaliare l’altro e prendere in giro se stessi. Oggi la mediocrità può presentarsi con titoli, avere possibilità di sedere nelle stanze del potere, preparare i contenuti e somministrarli. Siamo in un’epoca in cui c’è un nervo scoperto così evidente che attaccarlo è diventato semplice, un gioco da speculatori. In Cecità J.Saramago scrive Se non siamo capaci di vivere globalmente come persone, almeno facciamo di tutto per non vivere globalmente come animali.
E’ chiaro a tutti che siamo in guerra e non mi riferisco a quanto stia accadendo in Ucraina, poichè le guerre ci sono, purtroppo, sempre state. Noi ce ne siamo accorti da un mese, perchè questa guerra ci riguarda più da vicino, ma l’essere umano è da sempre in guerra con se stesso. L’uomo che, spedito procede verso la propria estinzione, non ha mai realmente imparato a stare al mondo e a convivere pacificamente con i suoi simili e con il Creato. L’educazione ricevuta, le religioni, le regole, le punizioni hanno limitato i danni. Senza certe “misure di contenimento” sarebbe il caos più totale ed è un peccato perchè sarebbe bastato sviluppare la propria Coscienza. In fondo, potrai pure essere un genio della meccanica quantistica o un virtuoso del clarinetto, un campione di calcio o un leader politico, ma se a parte guardarti allo specchio la mattina non ti sei mai realmente visto, sei come le chiacchiere con i fatti. Stai a zero. In questo caso zero è meno di niente.