Mia Martini fa parte di quella tipologia di artisti che ben fa comprendere la differenza tra interprete e cantante. Incasellarla in una categoria sarebbe assolutamente riduttivo, è come voler dare un’unica definizione ad un mondo con tutte le sue sfumature, con tutte le sue facce. Mia Martini era quello che interpretava e non c’era differenza tra la donna e l’artista, era un tutt’uno. E forse è anche per questo modo viscerale di intendere e vivere l’arte che non è riuscita a sopravvivere in un mondo difficile e spietato come quello dello spettacolo. Il suo cuore d’artista non ha retto ad un sistema che mette al primo posto il profitto e non l’espressione artistica. Solo quando si esibiva riusciva ad integrarsi e ad essere parte di un mondo che fuori dal palco faticava a comprendere; solo davanti ad un microfono riusciva ad esprimersi, e questo le accadeva fin da bambina quando, piccina, saliva su una sedia e cominciava a cantare. Il percorso artistico di Mia Martini comincia da ragazzina. Dopo svariate esperienze in piccoli festival e varie manifestazioni canore, nel 1963 incide con il nome di Mimì Bertè il primo 45 giri, “Il magone”.
Pensano di lanciarla come ragazzina yè yè, e anche se non passa inosservata, tanto da avere la possibilità di esibirsi in Rai durante una puntata dello show “Studio uno” condotto da Mina, la giovane Mimì non si sente propriamente a suo agio in quelle vesti che non le appartengono. Dopo qualche anno e una terribile esperienza in carcere per essere stata sorpresa in possesso di pochi grammi di hashish, la giovane Bertè ritorna sulle scene, fortemente segnata, nel 1971, con il nome di Mia Martini e un nuovo look. Alberico Crocetta, proprietario del famoso Piper Club la lancia nella sua nuova carriera. Look zingaresco e repertorio intimista sono le caratteristiche del nuovo percorso. La prima canzone è “Padre davvero”, un pezzo molto forte che racconta il difficile rapporto tra generazioni diverse con un testo di grande impatto emotivo che fu censurato in alcuni versi della Rai. Segue il primo album, “Oltre la collina”, considerato ancora oggi uno degli album più belli in assoluto dell’intera discografia italiana. L’album, molto all’avanguardia, introduce argomenti e tematiche mai affrontate prima dalla musica leggera, come la solitudine e il suicidio. Lasciata la casa discografica Rca, Mia Martini approda alla Ricordi con la quale incide alcuni tra i suoi brani di maggior successo, come “Piccolo uomo” e “Minuetto”, con le quali vince per due anni consecutivi il Festivalbar. Questi sono gli anni di capolavori come gli album “Il giorno dopo”, “E’ proprio come vivere” e “Sensi e controsensi”. La popolarità dell’artista è grandissima e valica i confini italiani. Nel 1974 è considerata dalla critica europea la cantante dell’anno; i suoi dischi vengono distribuiti in vari paesi del mondo e registra i suoi successi in francese, tedesco e spagnolo ottenendo consensi significativi anche all’estero, in particolare in Francia, dove viene paragonata ad Edith Piaf e si esibisce in alcuni concerti, rimasti nella storia della musica, all’Olympia insieme a Charles Aznavour. Nel 1977 avviene forse l’incontro più importante della sua vita, sia artistica che personale, quello con il cantautore Ivano Fossati. Un incontro che la stessa artista definisce come “uno scontro frontale”. Oltre ad una collaborazione artistica che porta alla realizzazione di alcune perle come “Vola”, “Danza”, “La costruzione di un amore”, “E non finisce mica il cielo”, nasce anche una storia d’amore che porta l’artista ad un passo dal lasciare la sua carriera, e tutto questo per amore di quest’uomo che si rivela geloso proprio del suo essere artista.
Quello con Ivano Fossati è un rapporto che la segna fortemente e che forse mai riuscirà a superare portandosene dietro per tutta la vita gli strascichi. Intrappolata da questo sentimento, l’artista somatizza il suo malessere; per il forte accumulo di stress comincia a soffrire di gravissimi problemi alle corde vocali con conseguente doppia operazione. L’intervento si rivela molto invasivo, tanto da cambiarle per sempre il colore e il timbro della voce. Per un lungo periodo è costretta a stare lontana dalle scene e riprende lezioni di canto per riuscire ad esprimersi al meglio con la sua nuova voce. Quella nuova voce, roca, lacerata, sgranata, aderisce ancora di più con la drammaticità del suo repertorio e col suo vissuto regalando alle nuove esecuzioni un pathos ancora maggiore.
Nel 1982 Mia Martini partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo portando in gara un brano di Fossati “E non finisce mica il cielo”, che le vale il premio della critica, appositamente istituito per lei quell’anno. Da quel momento la carriera subisce un’altra battuta d’arresto causata da sedicenti amici e colleghi che la diffamano affermando che porti sfortuna, una terribile etichetta che le era stata appiccicata già anni prima ma che nel corso del tempo le impedisce addirittura di lavorare. Tra piccoli ritorni e lunghi silenzi resta lontana dai palcoscenici fino al 1989, l’anno del definitivo rilancio con l’exploit a Sanremo di “Almeno tu nell’universo”, straordinario pezzo che la impone di nuovo sulle scene. Fino al 1995, anno della sua morte, Mia Martini ha ritmi frenetici, incide diversi album e si esibisce in vari tour in tutt’Italia. Negli ultimi anni di vita recupera il rapporto col padre e si stabilisce proprio nei pressi della sua abitazione. Anche se i rapporti non sono sempre ottimi, si sente fortemente legata a suo padre e alle sue origini calabresi, tanto da voler esasperare nel look quei tratti tipici di famiglia come le grosse sopracciglia che tanto la facevano somigliare a suo padre. A distanza di 18 anni dalla sua morte la sua voce è continua ad essere presente e amata dal suo pubblico che ancora oggi riesce a conquistare. Del resto la voce di Mia Martini incarna il sentimento dell’amore in modo totale, dolce, disperata, soffocata, innamorata. Mia Martini ha vissuto tutta la sua vita in funzione dell’amore e alla ricerca dell’amore. Come dichiarò in una intervista a proposito della sua ricerca e del suo bisogno d’amore: “non deve essere nulla di speciale…mi basta solo che sia un amore”.
*Articolo tratto da: https://polveredistelleps.wordpress.com/