di Gemma Delle Cave
Domenica 30 Settembre 2018, nella cornice del Sud Tirolo austriaco, i corridori più forti del mondo si sono sfidati per la conquista della maglia iridata, per la vittoria della classica delle classiche, il campionato del mondo. Ai nastri di partenza si sono schierati 188 ciclisti, in rappresentanza di 48 nazioni diverse, selezionati dai rispettivi commissari tecnici con il compito di creare le formazioni delle rappresentative nazionali nell’appuntamento più importante della stagione. Come sempre, quando si racconta di avvenimenti sportivi che coinvolgono una nazione, la fredda cronaca imparziale lascia spazio all’accorato patriottismo, che fomenta gli appassionati nel sostenere un simbolo, la bandiera della propria nazionale.
La rappresentativa azzurra, schierata per questi mondiali dal CT Davide Cassani, era composta da Vincenzo Nibali (arrivato in condizioni non ottimali dopo il recupero dalla caduta del Tour de France), Gianni Moscon, Domenico Pozzovivo, Gianluca Brambilla, Alessandro De Marchi, Dario Cataldo, Franco Pellizzotti e Damiano Caruso. Una squadra di scalatori adatta al percorso durissimo del circuito di Innsbruck, costituito da una salita di 8 km al 6% di pendenza media, da ripetere per 7 volte, più una salita finale di circa 3 km al 11,5% di pendenza media, per una distanza totale di 260 Km.
La corsa è partita subito ad una forte andatura, con una fuga di 8 corridori che ha contraddistinto l’evolversi della gara, arrivata ad avere un vantaggio di quasi 20 minuti. Fino a 70 km dall’arrivo, il plotone è stato guidato dai corridori della Gran Bretagna, che vedevano nei gemelli Yates i capitani designati, per controllare che la fuga non prendesse troppo vantaggio.
A circa tre giri dal termine, col vantaggio dei fuggitivi ridotto a 7 minuti, sono iniziati i tentativi da parte delle nazionali più quotate. L’Italia ha mosso nell’ordine Dario Cataldo e successivamente Damiano Caruso, che si è prodotto in un tentativo con il belga Greg Van Avermaet e lo spagnolo Luis Herrada. Una volta ripreso anche questo tentativo, con i fuggitivi di giornata sempre più vicini, ci sono stati altri tentativi, tra cui anche quelli di Gianluca Brambilla e Alessandro De Marchi.
La vera bagarre si è accesa nell’ultima tornata, quando nell’ultima salita di 8 km il gruppo dei migliori si è riportato sulla fuga del mattino e si è scremato fino a circa 30 unità residue, sotto l’azione di ripetuti attacchi degli olandesi Steven Kruiswjick e Sam Omeen. Da rilevare in questa fase, come molti pretendenti alla vittoria finale si siano staccati, tra cui Vincenzo Nibali, Michal Kwiatowsky e Simon Yates. Il gruppo si è portato quindi ai piedi del muro finale di 3 km, con in testa il danese Valgren, avvantaggiatosi in discesa, con un vantaggio di circa 30 secondi sul gruppo inseguitore. Sulle durissime rampe della salita finale la nazionale francese ha scandito il ritmo con Tibaut Pinot, per favorire l’attacco del compagno di squadra Romain Bardet, che è riuscito a staccare tutti tranne Alejandro Valverde, Michael Woods e Gianni Moscon e allo stesso tempo a riprendere e staccare Valgren.
Alla fine della salita, dopo numerosi attacchi, sono scollinati in testa Bardet, Valverde e Woods, con Moscon che ha perso contatto negli ultimi metri, tanto da farsi raggiungere e staccare dal sopraggiunto olandese Tom Domoulin. Alla fine della discesa, invece, a circa 3 km dall’arrivo, l’olandese Doumulin riesce a rientrare sui tre di testa e sul rettilineo di arrivo si presentano in 4 per aggiudicarsi la maglia più ambita del ciclismo. Al termine di una lunga volata a spuntarla è stato Alejandro Valverde, nuovo campione del mondo, all’età di 38 anni, davanti a Romain Bardet e a Michael Woods. Quarto è arrivato Tom Domoulin e quinto il nostro Gianni Moscon, distanziato di 10 secondi, a completare la top five.