di Maria Grazia Zagaria
Siamo nell’era della dematerializzazione del denaro. La moneta elettronica è collegata con il centro di elaborazione della banca o del gruppo di banche che offrono il servizio in tempo reale o differito , per essere autorizzato ed effettuato il relativo addebito sul conto corrente del soggetto abilitato l’accredito sul conto dell’esercente, attraverso i terminali POS, dispositivi elettronici-informatici che possono essere configurati per accettare altre tipologie di carte elettroniche attraverso il canale di comunicazione più diffuso, che è quello telefonico.
A questo punto entrano in gioco gli istituti di credito, infatti, l’operatore professionale deve stipulare un contratto per servizio POS con la propria banca.
Nel nostro Paese, è stato il Governo Monti, nel 2012ad introdurre tale strumento di pagamento elettronico col DL 179/2012, art. 15, comma 4 e successive modifiche.
Dal 30 giugno 2022, dopo otto anni dalla sua introduzione, entrano in vigore le sanzioni per mancata attuazione del disposto normativo -DL n. 36, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 30 aprile 2022. La sanzione scatta a seguito della segnalazione del cliente alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle Entrate e/o agli
organi di Polizia Giudiziaria
Ma quanto costa il POS al contribuente per ogni operazione?
Immediata è la risposta “niente”. Non è così, nonostante la transizione avvenga elettronicamente e senza operatore, in effetti come moneta virtuale.
Sella applica una commissione dello 0,95% sui circuiti internazionali, incluse carte business, e dello 0,45% su Pago Bancomat. Poste Italiane invece presenta una commissione che va dal 2,8% al 4,5 a seconda del circuito utilizzato, per una cifra massima che va da 1,80 euro ai 3,80 euro. e, qualunque sia l’importo della transazione tramite POS che viene rifiutata, si applica una sanzione di 30 euro maggiorata del 4% del valore della transazione.
Non è possibile effettuare il pagamento ridotto, a differenza di quel che accade in genere saldando entro 60 giorni dalla data di notifica della violazione o di contestazione immediata.
Inoltre, il commerciante paga anche una percentuale sul valore della transazione: Commissione interbancaria (tassa sullo scambio banca-cliente-pari allo 0,3% dell’importo speso e dello 0,2% se il pagamento avviene con carta di debito o prepagata.
Le commissioni dei circuiti coinvolti (Visa, Mastercard, Bancomat, American Express) sono a totale vantaggio delle banche, che accresceranno i loro profitti a meno di improbabili misure governative. Per comprendere meglio l’impatto delle commissioni sul potere di acquisto della moneta, esplicativo il confronto tra moneta cartacea e moneta digitale. Ad esempio, avendo una banconota da € 100,00 anche effettuando infiniti scambi, l’ultima persona che la riceverà, avrà sempre la stessa banconota con lo stesso valore di € 100,00 ; con la moneta digitale, all’aumento degli scambi corrisponderà una riduzione del suo valore dovuta agli oneri per le commissioni applicate, per cui € 100,00 diventeranno € 99,00 alla prima transazione, poi saranno € 98,01 alla seconda transazione, € 97,03 alla terza transazione e così il valore si ridurrà di volta in volta fino all’ultimo passaggio. E’ d’uopo la domanda “ Il POS svaluta la moneta ?” la risposta è ovvia. Il problema è che la commissione quale costo per l’utilizzo di tale forma di pagamento, toglie al cittadino a favore degli Istituti di credito bancari e delle Poste Italiane.
Inoltre, a livello europeo, in progetto vi è l’AUPE ( progetto dell’Area unica dei pagamenti in euro) l’Eurosistema teme che la realizzazione di un’AUPE) avrà un ottimo in tale ambito in quanto l’Eurosistema stesso guiderà il mercato verso una direzione che consentirà di trarre i massimi benefici per i cittadini europei e per gli esercenti in Europa. Attualmente siamo di fronte all’esigenza di integrare il quadro di riferimento precisando una serie di disposizioni di politica pubblica; i cittadini dovrebbero poter utilizzare le carte di pagamento in qualsiasi paese dell’area dell’euro. Le condizioni, specie per i titolari di carte e gli esercenti, non dovrebbero differire né all’interno di uno stesso paese, né tra paesi dell’area. Il quadro di riferimento prevede tre opzioni combinabili tra loro per l’offerta di prodotti ad esso conformi da parte dei sistemi di carte di pagamento :1) sostituire il sistema nazionale con un sistema internazionale non ricorrendo più al co-branding, in quanto le transazioni transfrontaliere e nazionali sono automaticamente coperte dallo stesso sistema; 2) stringere alleanze con altri sistemi o espandere l’attività all’intera area dell’euro, col rischio che le banche emittenti, quelle riceventi e i commercianti che accettano le carte del sistema potrebbero essere ubicati in qualsiasi paese dell’area 3) concludere accordi di co-branding con un sistema internazionale, purché i due sistemi in questione siano aderenti al quadro di riferimento.
L’Eurosistema spinge i sistemi nazionali a definire le strategie, elaborando un piano operativo che assicuri la compatibilità con l’AUPE o aderendo a un’alleanza che predisponga tale piano.
Il risultato è che la sostituzione di un sistema di carte di pagamento nazionale con un sistema internazionale comporta la rimodulazione di un nuovo servizio unificato per l’intera area dell’euro e diversi istituti bancari minacciano di abbandonare i rispettivi sistemi nazionali per trasferire l’attività verso sistemi internazionali. Ma la Commissione assicurerà la parità concorrenziale su scala europea?
E quali saranno i costi delle commissioni bancarie adeguati al sistema europeo?
Le banche di certo non ne soffriranno.