di Mirko Torre
La sfida contro il Verona di Tudor era la prova del nove, un po’ perché arrivava a chiusura di un tour de force molto dispendioso, un po’ perché i gialloblu sono una spina nel fianco di molte squadre in Serie A in questo momento. Così è stato anche per noi, squadra tosta e ben messa in campo e comincia a non essere una novità, l’allenatore croato ha risistemato gioco e identità di un Verona che nelle prime battute del campionato pareva essere troppo brutto per essere vero.
Complici un Simeone in grande forma e un’ingenuità di Mario Rui che si fa girare intorno da Barak, passiamo subito in svantaggio, ma gli azzurri si rialzano immediatamente e rimettono il risultato sull’1-1 con il gol di un instancabile Di Lorenzo, autore di una prestazione da grande giocatore, l’ennesima, nonostante le tante partite di fila giocate senza sosta sulla fascia destra. Da quel momento in poi gli uomini di Spalletti ci provano fino alla fine, colpendo due pali e rischiando pochissimo, nonostante l’assenza pesante di Koulibaly, rimpiazzato da Juan Jesus che comincia a trovare rendimento e sicurezza dei propri mezzi, in vista del periodo di coppa d’Africa, in cui dovrà sopperire al vuoto lasciato dal comandante senegalese.
Partite come queste tutto sommato si possono pareggiare, la stagione è ancora lunga e il primo posto è ancora al sicuro considerando anche il pareggio del Milan nel derby della Madonnina, quello che è inaccettabile è il protagonismo di alcuni direttori di gara, che comincia ad essere fastidioso partita dopo partita. La direzione della partita da parte di Ayroldi condiziona e non poco il gioco dei partenopei, a cui manca un rigore a mio avviso solare su Osimhen, e diversi cartellini tra le fila degli scaligeri. Non ci faremo ingannare dalle due espulsioni degli ultimi 5 minuti, quasi a volersi “lavare le mani” dopo un arbitraggio davvero scadente in una partita importante. Nonostante ciò assistiamo a un Napoli molto a fuoco sul gioco che vuole proporre, capace di arrivare con facilità in area avversaria con diverse soluzioni, su tutte lo sfondamento della freccia nigeriana che rimane immarcabile al momento. Forse manca un po’ di lucidità in più negli ultimi metri, ma del tutto comprensibile vista la palese stanchezza dovuta ai tanti impegni delle ultime settimane, con la sosta ora ci sarà tempo per recuperare un po’ di energie per affrontare un rush finale verso la chiusura del girone di andata, che ci vedrà impegnati a Milano contro l’Inter, in casa con la Lazio e proprio contro i rossoneri alla penultima giornata. Da queste 3 partite potremo capire tanto su quello che sarà il campionato azzurro.
Come già avevamo anticipato, al Maradona sono finalmente tornati i gruppi organizzati, almeno in parte, sistemati nell’anello inferiore della Curva A, non sta a noi giudicare le scelte di chi per anni ha mantenuto alto il livello del tifo partenopeo, ma quello che possiamo dire è che certamente l’ambiente può solo che trarne beneficio, l’impatto infatti è stato positivo anche per i calciatori in campo, Osimhen su tutti che nei giorni scorsi sui social aveva cercato di caricare le curve e lo ha rifatto anche in campo dirigendosi proprio verso il settore occupato dai ragazzi della Curva A. Ci auguriamo che sia solo l’inizio di un ritorno fondamentale, mai come quest’anno, perché in alcune partite i nostri ragazzi hanno bisogno di quello che a Napoli è sempre stato il dodicesimo uomo.
Quindici giorni di stop ci accompagneranno verso la sfida di San Siro, con la consapevolezza di essere ancora in testa alla classifica, di essere imbattuti in campionato e soprattutto di essere ancora la miglior difesa d’europa assieme al Chelsea, dettaglio importante non solo per le statistiche, ma anche per la sicurezza dei giocatori in campo. Spalla a spalla continuiamo a sognare, con l’azzurro sempre più stampato sulla pelle.