Nessuno ha il coraggio di dire e di fare…

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di Maria Rusolo

“Un giorno, guardandoti indietro, gli anni di lotta ti sembreranno sorprendentemente i più belli.”

Di solito quando scrivo, tra una sigaretta e l’altra, mentre il fumo avvolge la mia persona e la stanza, riepilogo mentalmente i fatti e le immagini che mi hanno travolto mentre camminavo, per questo non c’è mai un solo argomento di cui io mi occupi o che preferisca. A volte non scrivo per settimane, perché le parole mi affollano la mente fino ad ammassarsi le une sulle altre e non sono in grado di dare un ordine al caos che mi travolge e mi lascia tremante nel cuore della notte. Mentre scrivo ho in sottofondo Flame di Judith Hill, che vi consiglio assolutamente di ascoltare e penso a quanta forza possa trarsi da ogni forma di debolezza o di attacco che quotidianamente si subisce. 

Ha fatto molto scalpore la notizia che durante la proiezione del Film ” Il ragazzo dai pantaloni rosa”, i ragazzi presenti abbiano sghignazzato, fischiato, si siano resi responsabili di un atteggiamento più adatto a qualche taverna che ad una sala cinematografica. Il film, credo sappiate narra il suicidio di un adolescente a causa delle vessazioni subite dai propri compagni. Ora in quella sala, a distanza di 15 anni si è commesso un nuovo delitto per cui nessuno sarà ritenuto responsabile, si alzeranno le spalle e si soffierà con insolito cinismo la solita frase ” sono solo ragazzi”.

Ebbene è notizia di qualche settimana fa che un altro adorabile piccolo uomo si sia ucciso con la pistola del padre, perché nell’ambiente in cui avrebbe dovuto godere di maggiore cura e protezione, subiva ogni tipo di molestia da alcuni compagni di classe. Tre deficienti mi sentirei di aggiungere, senza timore di essere smentita, tre stupidi ragazzotti a cui non è stato insegnato nulla, privi di empatia e di coraggio, le cui famiglie evidentemente alimentano la logica del branco, della differenza, della distanza e della prevaricazione. Anche in questo caso, né la scuola, né le famiglie sapranno adottare le misure idonee perché non solo siano puniti i responsabili, ma perché quei comportamenti non si ripetano mai più.

Nessuno ha il coraggio di dire che quanto accaduto in quella scuola o in quella sala cinematografica, o in qualunque spazio pubblico o privato è un fatto gravissimo, ha i margini del delitto e che merita castigo umano, sociale e pubblico. Ne parleremo per qualche giorno, qualcuno proporrà la introduzione di una nuova ipotesi di reato, qualche politico farà il giro dei talk, e tutto sarà assorbito dalla terra nell’arco di poche settimane.

Vedete qui non si tratta di punire un solo responsabile, si tratta di creare un sistema complessivamente articolato nel quale siano accolti tutti, i ragazzi dai pantaloni rosa, quelli più fragili, i farabutti, e ad ognuno di questi sia dato il supporto giusto per essere parte integrante di una società più sana, più pulita, più colorata, priva di etichette, di violenza, e dedita alla ricerca ed alla affermazione della conoscenza interiore ed esteriore. Se lasciamo soli loro, se non forniamo gli strumenti adatti nei libri di storia si dirà solo che siamo dei falliti, due righe in una pagina bianca. Niente di più niente di meno. Meno lacrime di facciate e più campi d’arare.

“Le convinzioni non si acquistano tanto facilmente. Se raggiunte senza fatica, alla prima occasione, si rivelano prive di valore.”

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.