– di Margherita De Rosa
Una notizia dei giorni scorsi ci rende noto che Paesi membri dell’Unione Europea, sebbene non in maniera unanime, abbiano innalzato la soglia dell’età di accesso al variegato universo informatico dai 13 ai 16 anni: ma sarà tale provvedimento utile a combattere la sempre più capillare e degenerata diffusione di tali strumenti nel mondo degli adolescenti? Sicuramente no, poiché tanti saranno gli escamotage che i nostri ragazzi sapranno ideare per sfuggire a controlli e supervisioni, italiane o europee che siano… certamente, appare con chiarezza lampante la dipendenza totale dei giovani dai social network ma, a dire il vero, non sarebbe obiettivo affermare che tale “morbo infuri” solo ed esclusivamente tra gli adolescenti, infatti anche gli adulti non sfuggono al canto irresistibile di sirene informatiche quali Facebook, Instangram, Twitter e affini: perché, dunque, demonizzare i nostri ragazzi? Risposta prevedibile: essi non hanno la capacità di discernere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il buono dal cattivo. E sicuramente nihil obstat, tuttavia, noi, cioè gli adulti, che siamo, o almeno così lasciamo credere, nel pieno possesso delle nostre facoltà di intendere e di volere, non adottiamo poi un comportamento così difforme da quello dei nostri pargoli, allorché ci inoltriamo nella giungla di siti più o meno affidabili…Già, ma noi abbiamo l’attenuante del libero arbitrio, per cui, se ci addentriamo in situazioni a dir poco scabrose, ebbene, l’abbiamo voluto, ce la siamo cercata ed è anche opportuno il pagarne le dovute conseguenze…ma i ragazzi no, i bambini ancor meno ed è su questo che è il caso di soffermarsi… Inutile nascondersi dietro il famigerato dito: i pericoli esistono, il web è un potenziale corruttore dell’infanzia… tanti i mostri che si nascondono al di là del monitor e fanno della tastiera uno strumento subdolamente idoneo a sconvolgere le coscienze: ed è da tutto ciò che i più deboli vanno difesi. Dall’Unione Europea?
Non solo…la protezione dei nostri piccoli ha come luogo privilegiato la famiglia, perché la scuola già è sconfitta in merito: eh sì, bisogna ammetterlo, è in atto una lotta impari tra alunni, dotati dei più sofisticati telefonini di ultimissima generazione e docenti che, alla guisa di finanzieri, praticano quotidianamente sequestri e bliz, finalizzati allo svolgimento di un’attività didattica priva del supporto di i-phone e quant’altro: risultato? Proteste indignate dei genitori, che si vedono privati del diritto di rintracciare i loro figli, manco se fossero al fronte… quindi, il marcio dov’è? La finalità comunicativa parentale, per giustificata che sia, cede il posto a ben altro nel momento in cui il bimbetto rimane incustodito e naviga, libero e incondizionato, nell’incerto mare del web…Innalzare l’età di accesso è un provvedimento buono e giusto, ma facilmente aggirabile, diciamoci la verità… Bisognerebbe, piuttosto, attivare dei servizi di controllo più efficaci, atti ad individuare e sgominare chi del mezzo informatico si serve per adescare, corrompere, scandalizzare. Certo i governi, europei e non, hanno ben altro di cui occuparsi, ma non è più possibile ignorare che la formazione e l’informazione dei nostri giovani oggi è targata Internet e, pur non negando la straordinarietà di tali mezzi, è indispensabile combatterne le degenerazioni e soprattutto le dipendenze che ne scaturiscono e che assumono sempre più il sapore di alienazione, chiusura, incomunicabilità… adolescenti, giovani e non più tali ormai si guardano negli occhi per fissare gli schermi di pc e cellulari, non riescono a dire un ”ti voglio bene” perché è più facile affidarsi a cuoricini ed emoticons di vario genere e così, giorno dopo giorno, va a farsi benedire quel rapporto umano, caldo e diretto, che nulla può né deve sostituire. Allora, è giunto il tempo di smettere i panni dei censori onniscienti e dare inizio ad un esame di coscienza “adulto”, attraverso il quale valutare se siamo buoni genitori, validi docenti, efficaci guide di un’adolescenza che a noi preferisce il web: sarà forse anche colpa nostra se ciò avviene? Possiamo definirci un esempio coerente da imitare? Anzi, siamo una testimonianza attendibile di ciò che andiamo sentenziando e che pretendiamo dai nostri ragazzi? Certo, loro saranno anche schiavi del web, ma non sono certamente stupidi: ci osservano, ci giudicano e, molte volte, si accorgono che predichiamo bene e razzoliamo male…Dunque, la giusta direzione, che pretendiamo seguita dai giovanissimi, sia prima di tutto la nostra, perché ben poco può l’Europa, nulla possono le leggi esterne se nel nostro piccolo vigono pressapochismo, superficialità, ipocrisia…