di Alfredo Carosella
A ogni elezione sentiamo parlare del “partito dell’astensione”, in continua crescita. Alle Amministrative appena concluse è andato a votare il 2% in meno rispetto alle elezioni precedenti. Eppure, dovrebbe essere abbastanza evidente come alcune amministrazioni comunali siano più o meno capaci di cambiare la condizione di vita dei cittadini: in alcuni casi abbiamo visto quartieri che erano malfamati diventare meta di frotte di turisti; la crescita dell’offerta culturale; il funzionamento della raccolta differenziata; il recupero di edifici e giardini che erano in stato di abbandono; le piste ciclabili, le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici, la creazione di spazi di aggregazione, tratti di mare che tornano balneabili.
Piccole cose affrontabili a livello locale e che però possono incidere sulla qualità della vita.
Cosa accade quando viene scelto un nuovo Presidente della Regione? Il neoeletto, in autonomia o attraverso i vari assessori, consiglieri, enti e uffici preposti, e con diverse modalità che vanno dalla formazione di elenchi di idonei alle nomine dirette, può modificare in modo sostanziale la vita degli abitanti della Regione. Basti pensare alla possibilità di nominare i nuovi Direttori Generali di ASL, Aziende Ospedaliere e Policlinici, i Presidenti dei Parchi e Riserve Naturali regionali, del trasporto pubblico. In Campania, ad esempio, pensiamo a quanto sia importante la nomina del Presidente dell’EAV. Cos’è? L’Ente Autonomo del Volturno. Non vi dice nulla? È la holding del trasporto pubblico che gestisce la Circumvesuviana, la Cumana, la Circumflegrea e svariate altre linee fino alla funivia del monte Faito.
Quando viene sostituito un direttore generale, il nuovo arrivato, per prima cosa, cambia il direttore amministrativo e il direttore sanitario perché deve poter contare su dirigenti di propria fiducia. La modifica della dirigenza può comportare un cambiamento sulla programmazione degli obiettivi da raggiungere, sulla capacità di utilizzare i finanziamenti pubblici, sulla modalità e qualità dei servizi erogati
A livello nazionale si cambiano i direttori dei musei, si nominano i commissari straordinari per le eterne emergenze (l’ossimoro è voluto), si cambiano i vertici di enti e istituzioni importanti per la vita del Paese quali l’Inps, l’Eni, le Ferrovie dello Stato, la Polizia, la Guardia di Finanza, la Rai e così via.
È un po’ come cambiare l’allenatore della squadra di calcio che, non a caso, quando i risultati non sono quelli attesi è il primo a doverne rispondere e a essere mandato via. Solo che gli allenatori lavorano per un presidente che investe i propri capitali e, quindi, può fare ciò che vuole, mentre nell’amministrazione pubblica i datori di lavoro dovrebbero essere i cittadini, visto che chi amministra la cosa pubblica dovrebbe lavorare per il bene del Paese e quindi di noi tutti.
C’è anche un’altra differenza rispetto alla gestione della pubblica amministrazione: nessun imprenditore privato manderebbe via un dipendente che gli fa guadagnare il triplo di quello che gli costa. Purtroppo, ci sono politici particolarmente suscettibili che mal digeriscono le voci fuori dal coro. Non si capisce perché non ci si limiti a usare quello strumento semplice e democratico che è il telecomando: sarebbe sufficiente cambiare canale o spegnere il televisore per non doversi imbattere in certi personaggi ritenuti scomodi o antipatici. Si può voltare la pagina di un giornale che non ci piace, smettere di leggere un articolo che urta la nostra suscettibilità, far finta di non aver letto un post fastidioso sui social network, usare la matita per tentare di cambiare la politica.
Dovremmo sempre ricordare quanto sia importante votare perché non solo possiamo scegliere i nostri rappresentanti politici (o almeno lo schieramento del quale fanno parte) ma deleghiamo questi ultimi a designare per noi chi materialmente opera – o dovrebbe operare – per il benessere, il progresso e la sicurezza del Paese.
Non dovremmo cadere nel grande inganno che i politici siano tutti uguali, che nulla possa cambiare.
Non è la stessa cosa avere al governo Obama o Trump, Putin o El’cin, Bolsonaro o Lula, Tony Blair o Boris Johnson.
Non è la stessa cosa affidare la propria squadra del cuore al pluripremiato Ancelotti o a Lino Banfi nella parte di Oronzo Canà.