di Giosuè Di Palo
Non c’é serie televisiva che tenga testa a L’Amica Geniale, adattamento dell’omonima collana di romanzi della scrittrice Elena Ferrante, che la colloca – a mio modesto avviso – nell’Olimpo della serialitá Rai.
Un cast sopraffino, scelto con cura e meticolosità precisissime, e come cornice una Napoli (periferia e città) tanto cupa quanto piena di speranza e di voglia di rivalsa.
Alba Rohrwacher é nata per fare la voce narrante e, con la sua dolcezza, da vita al suo personaggio meglio riuscito.
Le vicende delle due protagoniste, fra luci e ombre, ricalcano perfettamente la storia e l’ ambivalenza che c’é in ognuno di noi.
Lila e Lenú rappresentano l’amicizia al suo gradino più alto, l’amicizia fatta di comprensione, di amore, ma anche di rivalità e di scontro. Di incomprensioni e di bugie.
É una storia di crescita, personale e collettiva, e noi, nel frattempo, siamo cresciuti attraverso i personaggi.
É una storia generazionale, che parla sí di amicizia, di amore, ma anche di letteratura e politica.
Dai grandi ambienti intellettuali, i convegni universitari, il cinico universo della politica d’alto profilo, al socialismo di piazza, il radicalismo esasperato di una generazione combattiva e appassionata.
Elena Ferrante é riuscita nell’impresa di fare la storia e di far innamorare chiunque della sacra arte della scrittura, ad oggi ancora troppo relegata ad essere considerata “ambiente di serie B”.
In una società che mira alla performance, al guadagno immediato ed al successo, la parola riscuote ancora tanta attrattiva.
Ed è così che, in un racconto così struggente e dall’epilogo aperto, si apre la porta verso l’unica dimensione che realmente “conta”: quella dell’immaginazione.
L’immaginazione di un futuro migliore, più brillante, più radioso, più appassionante.
E sono convinto che, se si parte da un sogno “irrealizzabile”, la realtà non potrà che trasformarsi in quell’obiettivo, con pazienza e costanza.