di Christian Sanna
Nel 1985 con L’estate sta finendo il duo italiano Righeira si prese tutto: vittoria al Festivalbar e primo posto nella classifiche risultando il nono 45 giri più venduto di quell’anno. Il testo semplice, diretto ed orecchiabile resiste da quasi quarant’anni, quante delle attuali canzoni verranno ricordate anche solo fra dieci anni? Mi riesce più facile ricostruire il podio del Festival di Sanremo del 1987 (3° Albano e Romina – Nostalgia Canaglia, 2° il grande Toto Cutugno – Figli, 1° Morandi Ruggeri e Tozzi – Si può dare di più) che i vincitori della manifestazione canora del 2020, 2021 o 2022.
Attenzione, questo non vuol dire che io difetti di memoria a breve termine eccellendo in quella a lungo termine come non significa che abbia un rifiuto per tutto ciò che è moderno o comunque figlio di questo tempo. Probabilmente è un campanello d’allarme che sottolinea come certe cose restino e resistano nel tempo, mentre altre godano di un successo fulminante e probabilmente eccessivo per poi perdersi nel dimenticatoio a distanza di poco tempo. L’estate sta finendo e un anno se ne va, proprio così perchè non al 31 dicembre ma alla fine della stagione più calda attribuiamo la conclusione dell’anno ed affidiamo i bilanci a volte crudi altre dopati da un ricamo di romanticismo su quel che sono stati gli andamenti lavorativi, sentimentali, sociali, economici, di salute. E’ come se d’estate si sospendessero i giudizi sulla vita per ricominciare a settembre in occasione dell’inizio dell’anno scolastico, una inconsapevole metafora che sembra suggerirci come gli esami davvero non finiscano mai e che siamo tutti degli eterni studenti che per quanto abbiamo studiato resteranno sempre spiazzati dalle improvvise ed impronosticabili domande del destino.
Nel 1960 spopolava Bruno Martino con Estate ( meglio conosciuta come Odio l’estate) forse il più famoso inno degli insofferenti della stagione preferita di Ennio Flaiano “Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla”, Federico Garcia Lorca in Notte d’estate ne esalta la magia L’acqua della fonte suona il suo tamburo d’argento. Gli alberi tessono il vento e i fiori lo tingono di profumo. Una ragnatela immensa fa della luna una stella.
Ora io mi trovo nel mezzo perchè non odio l’estate nè la ritengo una stagione irresistibile. Semplicemente non mi piace, giuro che ho provato a farmela piacere per amore delle donne che ho conosciuto, ma proprio non ci sono riuscito. Mi mette tristezza! Lo ammetto pubblicamente: sono affetto, forse da sempre, da una particolare nostalgia: Saudade di agosto. Non sono brasiliano nè lusitano, non mi chiamo Fernando Pessoa eppure vivo l’estate come una specie di tristezza della domenica sera, soprattutto quando l’Internazionale Football Club non fa il suo dovere: vincere le partite.
Pensare che c’è gente che paga profumatamente ombrelloni e lettini per stare stretti dentro un quadrato di sabbia in mezzo alla folla che urla, disturba vista e pensieri con una enciclopedia di volgarità, dopo aver sudato sette camicie ed otto canottiere bloccati nel traffico da bollino rosso, roba che dovrebbe essere vietata a chi ha a cuore il proprio benessere. Ma poi questa cosa di prendere il sole solo per qualche giorno in più di abbronzatura; un sole aggressivo da cui ti devi proteggere con creme ad alta protezione per non scottarti. Insomma, a me tutto questo pare più vicino al “sacrificio” che al piacere, non ci trovo niente di entusiasmante.
Durante il periodo estivo porto sempre con me un’agendina di scuse credibili da tirare fuori nel momento in cui qualcuno mi propone: domani vogliamo andare al mare?
Come dicevo prima non odio l’estate, come potrei? Ho trascorso molte estati della mia infanzia e giovinezza a nuotare nelle acque sarde. Ho visto le più belle spiagge dell’isola in cui è nato mio padre, dove vive metà della mia famiglia e ci sono le mie radici. Una volta mio padre, contrariato da una mia pagella, decise di punirmi spedendomi come un pacco postale a casa degli zii per ben tre mesi, fino all’inizio del nuovo anno scolastico. In quell’estate girai quasi tutta la Sardegna con i miei cugini; ogni giorno un luogo nuovo da visitare, una spiaggia diversa, un altro mare miracoloso in cui nuotare. Dopo due settimane mi ero già stancato di tutta quella bellezza. Quell’estate fu uno stress e non è una battuta perchè ognuno di noi dovrebbe fare quello che più gli fa piacere o che comunque gli porti reale benessere.
Non è detto che ciò che è bello per un milione di persone debba esserlo per forza pure per un altro essere pensante. A me il mare piace come concetto, lo considero una metafora della vita, soprattutto di notte, quando nel cielo fanno capolino le stelle, mi sembra la cornice ideale per l’inizio di qualcosa di romantico o comunque per un momento rilassante. Ma il mare, la spiaggia , la gente, queste temperature…non è un piacere. Forse per il tipo di pelle e per questa saudade agostana, non sono un uomo da mare.
D’estate viene meno persino l’ispirazione, i pensieri sudaticci non se li fila nessuno e non fanno poesia. Tutto è sospeso, almeno apparentemente. E’ un intervallo che dura il tempo della vacanza. In estate gli amori sono fugaci, il vino è caldo e il ghiaccio nel bicchiere, anche no. A me non piacciono le cose diluite. Io amo l’essenza, ogni cosa deve essere concentrata perchè io sono un uomo intenso come il mare d’inverno.