di Christian Sanna
Ogni parola che scrivo deve somigliare ad una rosa che si apre a primavera i cui petali rappresentano possibilità di sogno e riflessione, rapimento emotivo e riscatto. L’ambizione risiede nella partita dell’odore; voglio che le mie parole emanino profumo, creino dipendenza olfattiva.
C’è una venere bionda nei miei pensieri. E’ pianeta nel mio universo, ma non l’ho mai incontrata nel mondo reale. Da qualche parte, sconosciuta alle cartine geografiche, cammina sulla spiaggia verso il mare. Indossa un pareo polinesiano con immagini floreali, occhiali da sole ed un cappello panama originale modello classico. Non è difficile immaginarne il profumo per chi ha un briciolo di fantasia.
A chi come me è dotato di smisurata sensibilità ed è innamorato perso di un’Idea inafferrabile non è impossibile sentirne l’odore. Anzi ascoltarlo. Già… perchè i profumi e gli odori parlano, ci raccontano storie e curiosità. La venere bionda dei miei pensieri è un mosaico di odori: la crema solare, l’olio protettivo al cocco per i capelli, la salsedine, la paglia morbida del panama derivata dalla palma nana ecuadoregna. Se chiudo gli occhi posso sentire l’odore del bacio che non ci scambiamo: salino mischiato alla nota di lampone del suo lucidalabbra. Un profumo fruttato/marino che è proiezione di viaggio sensoriale verso quei luoghi in cui per un momento o per una distrazione del cielo si è stati felici. Si fa per me presto nostalgia che è sentimento dei ricordi, così l’elicriso il mirto l’alloro il ginepro l’artemisia la brezza marina riempiono il salotto nella mia testa di immagini isolane.
Chiede spazio questa sarditudine stressata dalle onde del mio mare dentro e devastata da continui scossoni emozionali. Ha agrumi nella testa il profumo dei ricordi, non metto in dubbio che ci siano bergamotto ed arancia dolce, ma sono certo della freschezza dei limoni e sono quelli dei miei alberi, piantati dal nonno ben oltre mezzo secolo fa. Non si dimentica quella nota di mandorla amara che fuoriusciva dal vasetto rosso del sapone da barba durante il rituale della rasatura tradizionale; per non parlare dell’acqua di colonia classica, in origine destinata a profumare il fazzoletto del gentiluomo nei giorni festivi.
Gli abbracci della mia nonna materna erano lacrime di Napoleone e fiori di Anais Anais, così ho conosciuto gli anni settanta: immaginandoli annusando un’essenza. Forse è aldeidico il profumo del paradiso, ma sono certo che l’odore delle sfogliate calde è qualcosa di molto vicino al cielo. Con gli anni la memoria comincia a fare brutti scherzi: certe cose un tempo difficili da comprendere sembrano più belle; come se il tempo limasse le irregolarità, pareggiasse la partita con i vecchi dispiaceri. Vale anche per la memoria olfattiva: ho cercato ovunque un profumo che mi ricordasse il sentore di quando da piccolo mio nonno e mio padre mi accompagnavano a tagliare i capelli. Ricordo perfettamente quel seggiolino vintage da barbiere a forma di cavalluccio, l’odore del talco schiaffeggiato dietro la nuca dopo un taglio simmetrico corto, l’odore canforato della crema da barba, i dopobarba vecchio stile agrumati, cuoiati e tabaccosi.
Qualche anno fa fui svegliato da un profumo celestiale che riempiva le stanze della mia casa; un odore irresistibile, soave, familiare. Mi alzai di scatto dal letto per verificare da dove provenisse e soprattutto che profumo fosse: Capucci pour homme (vintage). Mia madre lo aveva vaporizzato per aria come richiamo per gli angeli. Negli anni settanta spesso lo regalava a mio padre, ma lui non lo metteva mai ed allora finiva per indossarlo lei. Un chypre memorabile, davvero ben costruito intorno fra le altre alle note di lime pimenta racemosa gelsomino tabacco cuoio. A dieci anni l’incontro con uno dei profumi della mia vita: Azzaro pour homme la fragranza del conquistatore, sensualità anni settanta (decennio ricorrente in questo articolo).
Un fougère aromatico potente e maturo, indossarlo mi faceva sentire adulto. Ed io avevo fretta di diventare grande. Del resto ci siamo passati tutti: da bambino non vedi l’ora di diventare grande, mentre da adulto daresti tutto l’oro del mondo per tornare indietro anche solo per un breve periodo, a quel tempo in cui i sentimenti ci sembravano più veri e i profumi erano più intensi e persistenti. Una fragranza disegna un’aura intorno alla persona che lo indossa, ne marca il territorio. Nel 2003 decisi che Azzaro pour homme sarebbe stato per sempre il legame con mio padre, il cordone ombelicale con il passato, ma sentivo l’esigenza di andare alla ricerca della mia fragranza distintiva, qualcosa che mi somigliasse. Ho incantato le commesse di profumerie di mezza Europa con la descrizione dell’odore che cercavo: volevo classicità e nostalgia in una boccetta, virilità e poesia.
Non dolcezza, ma un’amarezza che facesse innamorare. Fu una Venere di Milo a presentarmi la fragranza giusta: Ysl Rive Gauche pour homme. Anice stellato, lavanda, geranio, muschio. La celebrazione della riva sinistra della Senna a Parigi, luogo frequentato da artisti, poeti ed intellettuali. Ho indossato questo profumo per anni concedendomi a più riprese indolori scappatelle con fragranze dal sentore dolciastro, perché una cosa l’avevo capita ed oggi non l’ho dimenticata: alle donne (quasi tutte) piacciono i profumi dolci e freschi. Gabriele D’Annunzio è stato un raffinato maestro profumiere, pochissimi lo sanno!
Li creava indossava e li cospargeva sulle tende, fra le lenzuola. Napoleone Bonaparte faceva il bagno nell’acqua di colonia, amava cospargerla anche sul suo cavallo. Floris n°89 è la leggendaria fragranza di Ian Fleming, presente anche in alcune scene della saga di James Bond. In Fantozzi contro tutti, il ragionier Ugo si prepara ad una certa ora della notte in cui le famiglie si ritirano sconfitte all’appuntamento con il proibito uno show erotico alla televisione. Pensa (male) di precipitarsi in bagno a dare una sistemata ai capelli e ad improfumarsi versandosi litri di colonia Gold Medal sotto le ascelle e nei pantaloni.
L’espressione del viso dovuta al bruciore provocato dall’alcool presente nel profumo la si può facilmente immaginare. Per Patrick Suskind “ Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l’aria che respiriamo, penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente non c’è modo di opporvisi”. Del resto, perché mai dovremmo opporci alla magia di un viaggio misterioso che tocca stazioni felici del passato e le attualizza cristallizzando le emozioni dentro boccette colorate dalle forme svariate. Coco Chanel diceva “Una donna senza profumo è una donna senza avvenire”. Io sempre sogno una donna che viene dal futuro ed indossa il meraviglioso profumo della sua pelle. Sono certo che ci riconosceremo dall’odore.