I dati sul femminicidio relativi al 2014 registrano un sequel dell’orrore senza fine; una vera e propria emergenza , in cui le leggi e gli interventi delle forze dell’ordine per arginare il fenomeno sembrano tragicamente inadeguati. Da agosto in poi un’escalation ininterrotta di episodi di violenza perpetrati nei confronti delle donne, una percentuale altissima di morti.
Di questi ultimi giorni l’ennesimo caso: a Cattolica una giovane madre, Ivana Intilla, 27 anni, è stata assassinata brutalmente dal marito davanti agli occhi dei suoi gemellini di tre anni, dopo lo stesso assassino si è tolto la vita , sempre davanti ai bambini. Un dramma della gelosia, che ha devastato la mente di Raffele Ottaiani, che ha prodotto la morte di due persone e , forse, il dramma esistenziale che accompagnerà la vita di due bambini.
La rabbia esplode cieca, irrazionale, uccidendo mogli, compagne, amanti, per punire un comportamento non accettato, un sentimento non corrisposto, una volontà di troncare rapporti usurati dalle violenze quotidiane e dal dominio maschile, inaccettabile di questi tempi.
Molti uomini non tollerano il conflitto nella relazione; quando le compagne tacciono ed acconsentono si sentono al sicuro, certi di dominare anche la sofferenza e il malessere delle donne. Quando il conflitto esplode escono fuori i lati deboli, non raccontabili, la vulnerabilità di qualcuno che mostra solo i muscoli ma che non ha il dominio neanche di sé stesso. A quel punto tutto può accadere :la paura dell’abbandono, senso di solitudine derivante da un cattivo rapporto con la realtà contestuale di appartenenza, perdita della sicurezza che deriva da consuetudini relazionali basate sulla sopraffazione e sul terrore fisico e psicologico. La risposta a tutto questo è una violenza feroce, senza filtri razionali, senza alcun pietà.
Si racconta che Raffaele Ottaiani sia stato un buon padre; lo dicono i suoi parenti, sua madre, i suoi amici, esterrefatti davanti a tanto orrore; ma nemmeno la paternità e l’affetto per i figli pone argine alla sua violenza. I bambini hanno visto tutto, la morte della madre e il suicidio del padre…quest’uomo è stato travolto dalla sua follia!
Bisogna rivedere tutto il rapporto uomo-donna, costruito nel corso dei secoli sulla base di una pretesa subalternità del ruolo femminile ; per molti questo rappresenta ancora l’archetipo di riferimento, il totem che permea ed erode alla base rapporti nati male, vissuti peggio e che sfociano, purtroppo sempre più spesso, in tragedie.
Le donne hanno sempre incassato , con sofferenza e rassegnazione, perché non avevano la forza di ribellarsi in quanto prive di un lavoro , di una connotazione sociale che le distinguesse e le rendesse “altro” dal loro marito padrone. Oggi questa subalternità è finita, le donne si realizzano nel campo lavorativo, occupano posti di potere ( ahimè ancora troppo pochi) sono capaci di autodeterminarsi e di prendere decisioni sofferte nella coppia, anche per entrambi.
Questa emancipazione fa fatica ad essere accettata, la scelta di dire NO!!!, denunciare chi molesta e prevarica, dimostrare ogni giorno di più la determinazione di essere pensanti e vincenti, deve essere un concetto che alcuni uomini non riescono ad accettare.