di Alessandro D’Orazio
Sono quattro milioni in Italia, secondo gli ultimi dati Istat e di questi – per la Caritas – ben 800 mila si trovano sotto la soglia di povertà. Si tratta dei papà separati, figure troppo spesso lasciate ai margini della nostra società e costretti ogni giorno a combattere dure battaglie per rivendicare il proprio ruolo di genitore ed essere così presenti nella vita dei propri figli anche dopo la separazione. Si tratta di situazioni che si ripetono frequentemente e che negli ultimi anni sono state accompagnate dall’ausilio di strutture ed organizzazioni nate per venire incontro proprio alle esigenze dei tanti papà in difficoltà. Un esempio è rappresentato dall’associazione “Padri Separati” (www.padri.it), la prima del suo genere in Italia istituita nel lontano 1991.
Oltre a quanto detto, va sottolineato che la pesante crisi economica dell’ultimo decennio ha ancor più aggravato le forti conflittualità tra coniugi. Secondo un rapporto della Caritas, il 46 per cento dei padri separati è in una situazione di povertà ed il 66,1 non riesce a provvedere alle spese per i beni di prima necessità. Ed è così che si finisce a dormire sovente in automobile e a combattere per un pasto caldo. Insomma, una vera e propria emergenza sociale.
Nonostante questo, tra le note liete, va evidenziata una interessante iniziativa messa in atto dalla Lombardia (regione detentrice del record nazionale di separazioni e divorzi), la quale ha istituito cinque anni fa un Fondo di sostegno per genitori separati, rivolto ad entrambi i sessi.
Il contributo consente di erogare una somma per figlio fino a 2.400 euro per un periodo massimo di sei mesi. Fra i requisiti per ottenerlo, il genitore deve certificare un reddito inferiore a 15mila euro l’anno e dimostrare di essere residente in Lombardia da almeno cinque anni. Eppure, secondo i dati Istat, i padri separati che vivono in condizioni di marginalità sarebbero, soltanto a Milano, circa 50mila. Per questa ragione è stata vagliata dal governo la possibilità di estendere in tutta Italia il provvedimento in parola, con l’auspicio che situazioni di tal genere possano definitivamente avere termine.