di Pasquale Di Fenzo
*Vignetta di Marco De Angelis
I fatti narrati di seguito sono frutto di fantasia, ancorché ispirati dalla lettura di romanzi e/o dalla visione film di fantascienza.. Però i personaggi, i luoghi e la ricostruzione romanzata degli avvenimenti potrebbero non essere molto distanti dalla realtà dei fatti. Insomma, ogni riferimento non è assolutamente casuale.
O.d.G. Analisi critica della fase uno. Fase due, questa sconosciuta. Fase tre: avenne, putenno, pavanno.
Riunione di Gabinetto che si sarebbe potuta tenere in uno qualsiasi Stato occidentale, alla presenza del Primo Ministro, dei Ministri della Salute, dell’Economia, della Scuola, dello Sport e dello Spettacolo. Presenti il Commissario per le mascherine, il Commissario per i guanti monouso, il Commissario del distanziamento, il Commissario per il respiro profondo, il Commissario che fa finta di combattere le fake news e infine il Commissario Basettoni della QdP (Questura di Paperopoli).
Relazione medico scientifica affidata ai maggiori esperti infettivologi, virologi, oncologi e callisti della Nazione, ormai tutti dimissionari nei rispettivi ospedali perché si guadagna molto di più con le comparsate in TV. La parola al Prof. Dott.Grand.Uff. Fortunato Diotisalvi, presidente emerito degli Ospedali Riuniti e Disuniti di Brescia, Desio e della Brianza, membro dell’OMS e consulente delle RSA (Residenze Soccombente Anziani) della Lombardia. Relazione che incanta letteralmente la platea, ma alla fine della quale, il Premier, che non ci aveva capito una mazza, chiese sommessamente al relatore “Ma quando ne usciremo?”. “Entro l’anno in corso, sicuramente”, si sentì rispondere dal Professorone..
Il Premier non sembrò soddisfatto. Silenzio assoluto in sala. Ma il Premier, dopo decine di conferenze sullo stesso argomento, era ormai in grado di captare pure le sensazioni. In ultima fila notò una giovane di bell’aspetto, capelli cortissimi e un velo di trucco. Doveva essere un’assistente del professorone dietro al quale sedeva. Nessuno fu in grado di fornire una risposta esauriente. Anzi, nessuno fu in grado di fornire una risposta. La giovane assistente si voltò di scatto verso il Premier, non disse niente e cominciò a far finta di ammirarsi le mani, ma avvertì lo sguardo insistente che si era soffermato su di lei. Il Premier ebbe l’impressione che avesse una qualche proposta da fare. Si allungò per leggere il nome sul cartellino appuntato al petto. “Dottoressa Di Santantonio? Ha qualcosa da aggiungere?”. “Mi scusi, signore”.
Il Premier colse un leggero accento meridionale, ma non fu in grado di distinguerlo compiutamente, così come non poteva sapere che nell’ambiente la donna era conosciuta come “Catena la Cinica”: si piega (alle esigenze), ma non si spezza.“Non si scusi, se ha qualcosa da dire, venga qui al tavolo e parli!” Intimò quasi. L’assistente eseguì l’ordine, Pareva nervosa e il Presidente lo notò e lo fece notare. “Si rilassi. Adesso è chiaro che lei desidera parlare più di chiunque altro qua dentro. Voglio sentire cosa ha da dire”. “Signore, non è facile”. Allora il Premier, guardò con più attenzione la targhetta che la donna portava al collo e dal nome, ebbe conferma delle origini della donna. Si rivolse al Professore di cui si era convinto fosse l’assistente: “Professore, che dice vogliamo incoraggiare la qui presente Di Santantoio Dottoressa Addolorata Catena a dirci se pensa come lei che entro l’anno usciremo da questa tragedia?” “Manco per un cazzo!” Si lasciò sfuggire con un sussurro la giovane. Sperò che nessuno l’avesse sentita, poi trattenne il fiato, rendendosi conto di aver risposto ad alta voce a una domanda posta al suo principale, e, fatto più grave, di essere stata volgare di fronte al Presidente del Consiglio, il quale guardo il Prof. Diotisalvi: “La qui presente Addolorata Catena di Santantonio dice -Manco per un cazzo!-, Lei cos’ha da dire in proposito, Professore?”. “Beh, potrebbe non avere tutti i torti”. “E allora, dottoressa, ci vuole illuminare? Dovette insistere il Premier. “Presidente, il mio è un ragionamento logico, forse più ancora che scientifico. Ad oggi questa pandemia ha provocato nel mondo più di trecentomila vittime ed ha contagiato quasi cinque milioni di persone. Dati stimati certamente per difetto.
E siamo a soli tre mesi da quando ci siamo accorti di essa. O almeno da quando ce lo hanno detto. Di questo passo, entro l’anno il mondo sarà a venti milioni di contagi e un milione e mezzo di morti. Tutti qui dentro sappiamo che le mascherine non servono quasi a niente ed i guanti sarebbero addirittura controindicati perché, dopo un’ora che li si indossa, diventano ricettacolo e veicolo di infezione. Ma facciamo finta che siano indispensabili. Se siamo riusciti ad ottenere in qualche modo un rallentamento della diffusione del virus è solo grazie alle ferree misure di distanziamento che abbiamo adottato. Misure che tutti sappiamo non poter procrastinare per ragioni che voi conoscete meglio di me.
E in Cina e in Corea, dove le misure erano molto più rigide, si erano illusi prima di noi di essere riusciti a debellare il Covid. Niente di più falso e illusorio. E pure pericoloso. In questi tre mesi gli scienziati hanno forse capito come affrontare meglio la malattia, ma siamo ancora a distanza astronomica dall’avere scoperto una cura o, meglio ancora, una prevenzione. Vero è che gli ospedali e le terapie intensive si sono quasi svuotati. Di più al momento non è possibile fare.
Ciò significa che, in caso di una nuova ondata, che sarà inevitabile, forse saremo più preparati, e saremo fortunati se avremo meno vittime. Qualcuno aspetta l’estate come la liberazione di tutti i mali, dimenticando che in alcuni punti del pianeta dove il virus si è ugualmente diffuso, è sempre estate. Noi non alimentiamo queste illusioni, ma non facciamo niente per smentirle. Così come non ammettiamo che di questo virus non abbiamo capito ancora niente. Ho sentito primari cardiologi dire che in questo periodo si sono triplicate le morti per infarto perché la gente ha paura di recarsi al pronto soccorso ai primi sintomi. Balle!
I decessi per infarto sono triplicati perché il Covid non attacca solo i polmoni, come erroneamente abbiamo creduto all’inizio, ma attacca tutti gli organi, cuore compreso. Dove trova un varco, si infila. Non mi meraviglierei se tra qualche tempo dovessero triplicare pure le morti per epatite o altro. Presidente, se non possiamo combattere il Covid ci dobbiamo adeguare ad esso. Mi permetto di dire, sfruttarlo addirittura!”. Il gelo cadde sulla sala: “Si spieghi meglio” disse il Premier, unico ad avere avuto il coraggio di replicare. “Signor Presidente, mi scusi il paragone irriverente: se lo ricorda il film di Tornatore il “Camorrista?” “Vagamente, dottoressa, ma che c’entra?” “Durante la scena del terremoto, mentre tutti cercano di mettersi in salvo, c’è chi programma il futuro: dove andate, questo terremoto ce lo manda il cielo! Andate nelle celle dei vecchi camorristi ed eliminateli tutti. Era l’occasione per liberarsi del vecchiume della camorra”. “Dottoressa, io sono basito!” “E io più di Lei, Presidente. Ma non c’è niente da fare. La cura non c’è, il vaccino men che meno e la gente preme per voler tornare alla vita di tutti i giorni: accontentiamoli!”.
Di questo passo, nel giro di dieci anni, non solo nel nostro Paese, ma nel mondo intero la popolazione si sarà dimezzata. Ed i primi ad andarsene saranno le popolazioni più deboli. Qualcuno potrebbe essere contento di avere eliminato alla radice persino il problema dell’immigrazione clandestina. E’ sempre successo in passato, per colpa delle epidemie o delle guerre. Il mondo da quasi ottanta anni non conosce una guerra vera e le epidemie hanno cercato di fare il loro lavoro attraverso l’ebola, l’HIV e la SARS, niente a che vedere col Covid 19.
A me venne da ridere quando sentii il Premier Britannico parlare di immunità di gregge. Ma a distanza di tre mesi devo dire che forse aveva ragione. Tra dieci anni il mondo si sarà liberato dalla zavorra (pensi solo alle pensioni risparmiate e ce ne faremo più facilmente una ragione), la popolazione si sarà temprata, rinforzata e selezionata naturalmente. Si potrà puntare a “un nuovo inizio”, tanto per fare un’altra citazione cinematografica: il finale di “Apocalicto” di Mel Gibson”. Il gelo assoluto cadde sulla sala riunione, ma nessuno ebbe il coraggio di contraddire la Addolorata Catena di Santantonio. Si sa che la proposta fu messa ai voti. Votazione di cui non si conosce l’esito. Le nostre informazioni, o per meglio dire, le nostre fantasie si fermano qui. Però poi, sempre in tema di film catastrofistici, ci siamo ricordati della scena finale di un altro capolavoro cinematografico: “Il Dr Stranamore” di S. Kubrick, dove appunto il Dr Stranamore, di fronte all’improvviso pericolo della “macchina fine di mondo”, suggerisce di salvare il salvabile. A cominciare dagli “eletti”. E non solo politicamente…