Papa Francesco ha avuto il coraggio di denunciare uno dei più tragici, e per lungo tempo ignorati, eventi del Novecento; ci riferiamo al massacro degli armeni ad opera del governo turco dell’epoca. Un evento storicamente sottovalutato , sul quale, per lungo tempo, è caduto un silenzio assordante. Il nostro Papa , che difende coraggiosamente le vittime della discriminazione, opponendosi a coloro che esasperano i conflitti tra cristiani e musulmani, questa volta ha sfiorato la crisi diplomatica con la Turchia. I turchi si portano dietro questo tragico fatto storico, ma rinnegandolo e rimuovendo a tutti i costi le loro enormi colpe.
Nel lontano aprile 1908, prima del conflitto mondiale, in Turchia un gruppo di giovani ufficiali, i cosiddetti Giovani turchi, si opposero allo strapotere del sultano, rivendicando una modernizzazione del paese e maggiore libertà. Una volta conquistato il potere si trovarono a fronteggiare la guerra di Libia contro l’Italia e le guerre balcaniche (1913). Furono sconfitti e, per riacquistare prestigio, svilupparono una politica di acceso nazionalismo, colpendo le nazionalità non turche presenti nel paese, tra questi gli armeni. In buona sostanza il genocidio degli armeni ricorda un altro massacro, di proporzioni maggiori, che si perpetrò nella seconda guerra mondiale, quello contro gli ebrei. Anche gli armeni costituiscono un caso esemplare di “ nazione senza stato”, cioè di un’etnia non autoctona accomunata dalla lingua e dalla religione. Gli armeni erano cristiani convertiti, da questo dato storico parte la difesa di Papa Francesco ; anch’essi, come gli ebrei, divennero economicamente e culturalmente progrediti, nonché ben integrati sul territorio. Quando le sorti della guerra volsero in peggio, quando gli ufficiali turchi , ultranazionalisti, videro crollare il loro potere, rivolsero le loro “ attenzioni” verso gli armeni ; furono accusati di essere responsabili morali della disfatta della Turchia, di praticare la religione cristiana, di detenere un potere smisurato in campo economico. Per questi assurdi motivi , a partire dall’aprile 1915, gli armeni dell’Anatolia, tra cui soldati, intellettuali e popolazione civile, vennero colpiti da un provvedimento di deportazione, che , come gli ebrei deportati nei campi di concentramento, equivalse ad uno sterminio di massa.
Un milione e mezzo di armeni furono eliminati con le uccisioni, le marce estenuanti, la prigionia nei lager della Siria e della Mesopotamia. Il primo , disumano genocidio del “secolo breve” ; gli storici turchi negano, ancora oggi, che si sia trattato di un genocidio . Papa Francesco ha denunciato il silenzio che, per un secolo , ha coperto questa pagina vergognosa della storia , ha denunciato la malafede di chi ammette , senza vergogna, tra le 300 max 600.000 vittime, conseguenza di una deportazione resa necessaria da esigenze belliche. Non è stato così, si tratta di un genocidio, ovvero l’eliminazione pianificata di un gruppo umano. Inutile negarlo; il Papa ha solo denunciato la verità. Ma alla Turchia, ancora oggi, questa verità non piace!