di Anna Iaccarino
Ho sempre pensato che la musica fosse l’unica invenzione dell’uomo che si avvicinasse alla bellezza e alla grandezza della natura, l’unica essenza “soprannaturale” creata dall’uomo che ne incarnasse l’immenso, l’infinito, il canto dell’anima.
La musica, questa compagna di vita che non lascia mai soli, ha attraversato la storia dell’uomo sin dalle origini, vestendone le note del tempo, dei sogni, delle rivoluzioni, fino a diventarne essa stessa linfa del vivere, perché il linguaggio della musica è il nostro sentire segreto, il nostro cammino nei giorni, il gridare silente ad alta voce.
È come il sentimento, è universale e sa parlare a tutti, perché va oltre le parole, oltre ogni barriera culturale, confini geografici, umanità del mondo. Si, perché musica significa essere e non essere, amare oltre il chi, dove, cosa e perché. Significa cibarsi di noi, degli altri, della gioia, del dolore, ma anche della poesia che danza la vita.
Nasce e si dipana ovunque esiste vita sociale, ed anche laddove non c’è ne crea il volano, il ponte d’incontro e d’ascolto col mondo, perchè è una forma di comunicazione umana che vive e si nutre della potenza dell’essere oltre, senza steccati di incomprensione e recinti di anime fuori.
Può essere tessitura di cuori amati, traditi, perduti, ritrovati. Voce di battaglie, lotte, vite negate. Ma anche solitudini felici, schegge liberate, forza, conquista.
Ed ancora, rivelatrice, liberatrice, adrenalinica, e finanche ricreativa, terapeutica.
Non a caso Aristotele parlando di musica affermava:
“La musica, non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l’educazione, per procurare la catarsi, per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo”.
Ognuno ne vive la natura più incline al proprio sentire. La magia, il bisogno, la follia. A me è sempre piaciuto pensarla come il corso infinito di un torrente che rinasce ogni volta in nuove acque senza tempo, dove l’età incede restando rapita allo stupore, e il dentro di noi avanza in continuo approdo di lidi da esplorare.
Può camminare da sola, nuda, regalando sublimazione di ascolto senza parole, oppure darsi a passi di voce in note, diventando quel coro solista che parla alla vita.
O ancora sdoppiarsi in quell’altro “io” che sogna l’altrove di cieli azzurri e la forza per dipingerne gli orizzonti.
La musica, mille libertà in essere. Dominio di nessuno, quel dentro di ognuno.
Paradossalmente credo che sia la dimensione più vicina al “suono” del silenzio, perché ne incarna l’essenza dell’assoluto, della totalità, l’estensione senza confini, la libertà di quel vuoto di pienezza, da riempire dei momenti di noi.
Non ha bisogno di essere corpo definito. È vita … che vive.
Dopo averne viaggiato l’incanto, le pagine di emozioni, ogni memoria di parole rimaste addosso, mi piace riportare, come chiosa a questo mio scritto, alcuni stralci tratti dal mio componimento in versi “Ode alla musica”, scritto nel 2019 e reinserito nel mio nuovo libro “Di vita e frammenti” – Guida Editore.
… Musica, amore mio
sei sigillo di vita, incontro con la bellezza
attraverso un animo sgombro.
Sai riscaldare, inebriare, sedurre,
commuovere, gioire, parlare al cielo …
… Grazie, amore mio
per tutte le volte che mi hai fatto
vivere istanti di un’altra vita …
Per tutti quei minuti, ore in cui
non mi hai mai lasciata sola
nella distanza di me, ma ne hai riempito
ogni vuoto, ogni mancanza, ogni colpa.
Semplicemente standoci, senza imporre
passi né mete da agognare …
… A te devo lo stupore incantato
la compagnia nei giorni di attesa
il sentirmi sola ma appartenuta
la felicità gridata, il dolore protetto …
… Grazie perchè ci sei sempre
senza tempo, lasciando il dono dell’ascolto
come bene prezioso
da coltivare nel mare della vita …