di Rosario Pesce
Lo sport è sempre stato uno dei momenti aggreganti per definizione di intere comunità, piccole o grandi che siano.
Ed oggi continua ad esserlo, anche perché lo sviluppo delle tecnologie ha consentito una diffusione più ampia di qualsiasi evento rilevante, visto che è sufficiente un collegamento ad internet perché, con costi assai modesti, sia possibile assistere ad eventi che si producono a distanza di migliaia di chilometri dalla propria sede.
È ovvio che, perché diventi in senso completo strumento di aggregazione, lo sport non deve solo essere oggetto di visione, ma è necessario che venga praticato nelle forme e nei modi possibili per chi lo può fare con spirito dilettantistico, ben oltre ogni possibile velleità professionistica.
Ma, questo è il tasto dolente: le nostre comunità, i nostri paesi e quartieri sono dotati di sufficienti strutture sportive, dove si possa giocare a calcio o a basket o a pallavolo o a qualsiasi altro gioco di squadra?
Molto spesso, finanche, la pratica di sport individuali diviene proibitiva per giovani ed adolescenti, visto che mancano spazi idonei per atletica e ciclismo, che sono fra gli sport che, ovviamente, raccolgono il consenso della maggioranza del pubblico, potenzialmente, interessato.
Ed, allora, perché le istituzioni preposte non ipotizzano, con il necessario contributo degli enti preposti al credito, un piano di ristrutturazione e di creazione ex-novo, laddove possibile e necessario, volto ad incentivare l’edilizia in questo settore particolare?
Peraltro, i primi luoghi, dedicati allo sport, che meriterebbero sovente di essere riqualificati, sono le palestre delle scuole, tanto più quelle che, in orario antimeridiano, sono adoperate ad uso scolastico e che, nel corso delle ore pomeridiane, sono utilizzate dalle associazioni e dalle onlus del territorio.
In questo caso, per davvero, è necessario un poderoso intervento da parte dei soggetti competenti, perché non solo si riattiverebbe un ciclo virtuoso per l’economia, visto l’indotto che verrebbe a crearsi, ma ci sarebbe una ricaduta favorevole in termini di ricchezza per interi territori, che potrebbero ridisegnare – in modo radicale – le loro abitudini relative al tempo libero.
Forse, la svolta per il Paese può nascere da piccole cose e questa, invero, è cosa importante e non irrilevante.