Nell’instabilità di una riforma della Scuola non sempre chiara, tanto intralciata quanto osteggiata, e nel fantomatico piano assunzioni dei Docenti precari diviso in più trance e imbottigliato in mille perplessità, la precarietà dell’insegnamento prende i connotati di una lotteria, così come l’ha definita Marcello Pacifico (presidente Anief).
La mancata chiarezza sul numero effettivo di posti suddivisi per regioni e classi di concorso, nonché la mancata pubblicazione delle graduatorie aggiornate degli albi territoriali, il programma di partecipazione a mezzo domanda attraverso un sistema informatico automatico di cui non sono state rese note le caratteristiche e le procedure, rende tutto incerto ed affidato alla fortuna, come può essere la partecipazione ad una lotteria. Solo che qui c’è in gioco l’insostenibilità di un’attesa di anni in graduatorie ad esaurimento o per concorso, c’è in ballo la speranza per un impiego come gratificazione ad un percorso lungo e snervante, quale quello dei docenti precari.
Le domande inoltrate al sistema per il piano assunzioni 2015/16 nell’ambito scolastico sono state circa 75.000 , ma non tutte saranno accolte: alcune per meri errori di inoltro, altre per mancanza di posti effettivi per talune classi di concorso. Le stime della precarietà parlano di 10.000 domande inevase; 15.000 posti da assegnare con convocazioni di supplenza o proposte di incarichi; 18.476 assunzioni da effettuare nella fase successiva prevista tra ottobre e novembre. Quello però che preoccupa tutti i docenti precari è soprattutto la mobilità forzata sulla quale regnano diverse incongruenze: le modalità di assegnazioni della provincia sembrano assegnare la priorità alla prima scelta per la fase C delle assunzioni conferendo una sede fuori provincia a chi ha partecipato alla fase B; ovvero la eventualità per molti di avere una sede fuori provincia pur avendo un maggior punteggio. Per le Regioni del sud – in particolare per la Campania- non ci sono posti sufficienti, per cui ci sarà una assegnazione forzosa nelle regioni del centro-nord. Un precario su cinque avrà una sede in un’altra regione.
Tutto ciò non fa che rendere la scuola un mondo fatto di incongruenze ed instabilità: Docenti precari da molti anni con figli, famiglia, situazioni di handicap o di assistenza a familiari che devono vedersi catapultare lontano da casa di molti, troppi kilometri per potersi sentire soddisfatti del proprio lavoro, per poter potenziare e crescere ‘per’e ‘nel’ mondo della scuola. Da qui la decisione di molti di non presentare domanda e di attendere il prossimo piano assunzioni o il prossimo concorso a cattedre previsto per la fine dell’anno. Si auspica che i precari che non hanno partecipato al piano straordinario siano tutelati e non cancellati dalle Gae ; poiché chi non ha partecipato lo ha fatto solo perché si è sentito violato e non tutelato nel diritto ad una sede congrua alle proprie esigenze. Questo spalmare la forza lavoro in maniera indiscriminata non solleva il nostro Paese dalla precarietà, ma la imbottiglia sempre più in una instabilità senza precedenti.