In un recente rapporto Prometeia, la società di consulenza e ricerca economica, ha dichiarato che fino al 2019 l’Italia avrà filo da torcere. Infatti a seguito degli esiti referendari del 4 dicembre e della crisi di Governo, l’Italia vivrà un periodo di grande incertezza, in un periodo in cui con enorme fatica si stava tentando di risalire la china.
Con la vittoria del NO allo scorso referendum si è aperto per il Paese un nuovo scenario dai tratti instabili che certamente andrà ad incidere sulla già flebile fiducia delle famiglie italiane e delle imprese che aveva deciso di investire.
Se volgiamo lo sguardo oltreoceano, ci accorgiamo che la politica del neo presidente Donald Trump otterrà buoni risultati per la crescita interna degli USA ma certamente non favorirà la restante parte del mondo. Una politica che ha come punti cardini un eccessivo protezionismo e una minore volontà di espansione monetaria. Questo certamente andrà ad incidere e a limitare gli scambi commerciali, soprattutto per i mercati emergenti.
Proprio a maggiore cautela la Federal Reserve provvederà ad un solo rialzo dei tassi da 25 punti base nel 2017 per poi aumentare nel 2018.
Il rallentamento nel ritmo di acquisto di asset sul mercato (il c.d. tapering) da parte della Banca Centrale Europea inizierà a gennaio 2018 mentre il tasso di rifinanziamento principale partirà dal 2019.
Ritornando all’Italia, le previsioni degli analisti vedono una ripresa del Pil 2016 da +0,7% a +0,9% ma un calo per il 2017 da +0,85 a +0,7%.
Non sono certamente più rosee le proiezioni per il 2018 e il 2019, dove il Pil si aggirerà intorno al +0,7%, rispetto alle previsioni certamente più favorevoli di settembre scorso.
A tal proposito nei giorni scorsi il Governo ha chiesto al Parlamento di essere autorizzato ad aumentare il debito pubblico fino a 20 miliardi di euro per dare maggiore tutela al sistema bancario.