di Angela Cascella
I figli sono pezzi di cuore. Cosa non si farebbe per i figli: comprargli di tutto; soddisfare ogni loro desiderio; portarli ai parchi gioco e spendere tre stipendi pur di vederli sorridere; ma non fateli rimanere a casa, senza andare a scuola a studiare, che i figli diventano pezzi di pietra.
Pesanti, ingestibili, non sanno dove andare e che fare. Non c’è nessuno disposto a tenersi ‘i figli dell’allerta meteo’. “Perché poi ai ‘nostri tempi’ si andava a scuola anche con lo tsunami e la neve alta un metro e mezzo”, dicono tutti. Guardare al passato solo quando conviene è una cosa che non regge, per tutte le volte che si vedono bambini intrattenuti dagli smartphone e dagli i- phone per ore ed ore.
Il futuro è qui, ora, con tutte le sue contraddizioni e le sue difficoltà. I tempi sono cambiati e lo è anche il clima. Nei tempi detti ‘vecchi’ si giocava per strada, ma si gettava la spazzatura senza differenziarla. Si studiava e si giocava liberamente senza che i genitori si accorgessero dell’una o dell’altra attività. I vestiti che si indossavano non erano esclusivi, ma di terza e quarta mano. Oggi c’è di più, c’è la tecnologia e la moda ed i look ricercati ed i giochi interattivi, nonché i viaggi studio e lo studio multimediale. Siamo oltre. Quando vogliamo! Quando, invece, c’è l’allerta meteo si invocano tempi passati e abitudini differenti.
Oggi selezioniamo la spazzatura, perché il Mondo è saturo d’ immondizia che non sappiamo neanche come smaltire. Il buco dell’ozono è tale da non proteggere più il nostro pianeta e l’equilibrio dell’ecosistema. Andiamo in piazza per sostenere Greta Thunberg e poi non ci rendiamo conto, non vogliamo capirlo ed accettarlo, che il pianeta soffre ed il clima è cambiato. I venti di scirocco, l’aria gelida proveniente dai paesi del Nord, gli squilibri del tempo meteorologico fanno, poi, la loro parte.
Abbiamo creato luoghi fortemente esposti al pericolo meteorologico, idrogeologico e idrologico con la mancanza di rispetto per l’ambiente perpetuato per decenni. Il rischio di quello che oggi è diventato concreto pericolo non lo abbiamo mai messo in conto ed oggi non proviamo neanche a capirlo. Durante un tremendo temporale estivo, ricordo, è crollato il ponte di Genova costruito appena cinquant’anni fa. La tangenziale di Napoli è in manutenzione per problemi ai piloni di cemento, pensateci. Le scuole, protagoniste indiscusse delle allerte meteo, sono fatiscenti. Stranamente nessuno ci pensa e se ne ricorda solo quando è in arrivo un tempo meteorologico avverso.
Fare manutenzione sarebbe la cosa più semplice e farla ad agosto la cosa più ovvia. Non ci sono soldi. I finanziamenti per l’edilizia scolastica sono stati fortemente ridotti e distribuiti in maniera impari nel nostro Paese. Ci sono scuole, purtroppo, in cui funzionano solo due bagni in un edificio di tre piani; bagni che vengono utilizzati da cento- duecento alunni, oltre ai docenti. Ci sono scuole che chiudono parte degli ingressi all’edificio perché pericolanti. Ci sono scuole che hanno finestre con spifferi e porte che non si chiudono; tetti che da dieci, venti anni gocciolano acqua nelle aule e negli ingressi.
Il bollettino danni di questi due giorni ha visto molte scuole del napoletano registrare diversi incidenti tra finestre rotte, solai crollati, alberi abbattuti o da controllare perché in pericolo di caduta. Quando viene data l’allerta meteo bisogna preoccuparsi e non protestare, occorre tutelare i bambini e gli adolescenti, sempre ! Perché i nostri figli sono raggi di sole quando fuori piove…