di Christian Sanna – immagine Milo Manara
Si viene al mondo con lo scopo di dare alla luce se stessi. Venni al mondo e nessuno mi chiese, genitori inclusi, se la cosa potesse essere di mio gradimento. Si può quindi affermare che questa storia inizia con un diritto negato cioè la libertà di scegliere di restare un pensiero d’amore fra due che sia amano senza andare oltre e diventare carne, corpo, pregiudizio, azione.
E non deve sorprendere se andando per negozi ci si perde nello sguardo assente di un manichino in vetrina e ci si chiede se avrebbe indossato, qualora gli fosse stato dato diritto di scegliere, quei vestiti che qualcun altro ha scelto per lui con l’intento di darlo in pasto agli sguardi affamati di shopping di sconosciuti. Pensate alla solitudine dei manichini nelle vetrine dei negozi di abbigliamento: esposti, esibiti, senza attimi di intimità, con quegli occhi assenti, vuoti come l’inadeguatezza di un destino che li vede schiavi di uno strano mestiere.
C’è un senso di inadeguatezza in ognuno di noi, ma credo sia più corretto dire in molti di noi e sono, forse, le scorie che ci portiamo dietro di storie andate a male, la mancanza di fiducia di chi avrebbe dovuto sostenerci ed invece non ha creduto abbastanza nelle nostre qualità, il mancato sostegno di chi ci ha deluso, non ci ha capito o comunque ci ha amato male.
Lo scrittore e pedagogista tedesco Jean Paul coniò il termine Weltschmerz che significa dolore cosmico o stanchezza del mondo ed è un’espressione usata per descrivere la sensazione di tristezza al pensiero dei mali del mondo, quella strana sensazione che prova colui che comprende che la realtà fisica delude perchè non riesce a dare risposte soddisfacenti alle domande della mente.
Di questo passo diventiamo fragole fuori stagione e pesci fuor d’acqua e sembra che nessuno ci possa capire, questo tempo non è tempo per noi e ci aggrappiamo ai sogni come gli ubriachi al lampione di una strada isolata. La vita sembra, improvvisamente, un vicolo cieco. Una volta, pubblicamente, dissi del mio imbarazzo a stare al mondo: una difficoltà che accentua la fatica del mestiere di vivere e di dare all’esistenza una interpretazione credibile, una lettura chiara e non sono lontano dal concetto di Elias Canetti sull’ansia e il disagio delle stelle per il fatto di essere viste e contate da noi, perchè in fondo siamo tutti oggetto di giudizi, valutazioni, critiche, aspettative. In Trattatelli Michele Colombo scrive che un profondo matematico, un metafisico sublime, un grand’uomo di Stato nelle ordinarie conversazioni stanno a disagio, perché si trovano in un Paese dove la lor moneta non corre.
E questo disagio se lo portano addosso come una croce tutte le persone sensibili, quelli che sentono di più e guardano oltre, indagandosi dentro e cercando di sconfiggere ogni giorno le tentazioni di pregiudizi che le vogliono intrappolare dentro la rete di luoghi comuni, intolleranze, ipocrisie, bassezze umane. E allora per respingere gli assalti dei vuoti di pensiero e dell’indifferenza si chiede aiuto ai libri, alle opere d’arte, ai tentativi di fare poesia. Così la filosofia e le emozioni ci vengono in soccorso e ci lasciano dentro speranze ed una sfrenata voglia di continuare a lasciare dietro, stazione dopo stazione in questa vita, una scia di eterna bellezza.