Nel blitz anticrimine messo a segno a Napoli anche piantine e progetti per nascondigli “sicuri”
- di Simone Di Meo*
Scappano come topi, ma pretendono tane a cinque stelle. E gli architetti dei clan devono accontentarli. D’altronde, i boss non hanno problemi di budget. E pagano profumatamente un lavoro ben fatto.
Le carte dell’arresto di Carmine Domenico Nocera, accusato dalla Dda di Napoli di aver progettato e costruito un bunker per l’allora superlatitante Michele Zagaria a Casapesenna, raccontano il mondo segreto dell’underground mafioso. Il sistema più avanzato (e costoso) di difesa passiva messo in campo dalla criminalità organizzata casertana e napoletana. Nocera è stato ammanettato ieri dai carabinieri del Ros non solo perché era uno degli uomini di fiducia del padrino ma soprattutto per il suo ruolo di «consulente edilizio» della cosca. Si è occupato di pagare gli oneri di urbanizzazione (circa 6mila euro) per costruire il rifugio sotterraneo all’interno di una villa intestata a un prestanome. Ha scelto gli operai e i materiali. Ha diretto i lavori, insomma. Solo di intonaco – scrivono gli investigatori – il clan ha dovuto sborsare 4mila euro. Altri 10mila euro sono stati spesi per l’allestimento elettrico e per le linee di comunicazione. Zagaria, infatti, non si fidava ovviamente del telefono ma nemmeno dei «pizzini»: troppo rischioso mandarli in giro coi postini pedinati dagli inquirenti. Così, il capoclan aveva preso l’abitudine di far «cablare» intere piazze e lunghi tratti di strada per parlare via citofono con i suoi luogotenenti più fidati. La «centralina» principale è stata scoperta nel suo ultimo «fortino», il giorno della cattura dopo 17 anni di fuga. Era dotata di rilevatori di tensione capaci di segnalare eventuali cali dovuti ad accessi abusivi, di un alimentatore autonomo in grado di assicurare il funzionamento, anche in caso di distacco di energia, e di un potenziatore di segnale per raggiungere obiettivi distanti alcune centinaia di metri. Uno sforzo economico gigantesco per poche settimane o pochi mesi di permanenza. Non è un lavoro che possono fare tutti, questo.
A Scampia, nel regno del boss Ciruzzo o milionario , i carabinieri di Castello di Cisterna hanno trovato durante una perquisizione un ordine di acquisto scritto da un trafficante ricercato dalle forze dell’ordine (e dai killer rivali). Una fitta e dettagliata lista di richieste per rendere più vivibile la sua casa sottoterra all’insegna della sicurezza e del design.
«Aggiustare scantinato, mettere al posto della botola il pavimento scorrevole vecchio, completo di binari e motore e ricoprire il lato del sottoscala dove sta il motore con gittata di cemento armato», si raccomanda il padrino nelle prime righe del «papello» destinato al suo architetto di fiducia. Salvo poi abbandonarsi a un pizzico di lusso che non guasta mai: «Fare lavori di ristrutturazione, abbassare il livello del corridoio, fare una camera in più e allungare il bagno, fare cucina a muratura con piano cottura e forno, fare divano, mobili e letto, insomma tutto dal falegname su misura…». La preoccupazione del malavitoso è di avere un buon «sistema di areazione (sic)» così ordina «in tutte le camere mettere aria condizionata e cambiare telecamera all’interno, fissare altro monitor con telecamera nel tunnel…». E il pavimento? La direttiva è perentoria: «Mettere parquet in tutte le stanze (e qui il camorrista specifica, a scanso di equivoci che il parquet sono i “pavimenti in legno”) e fare anche discesa scale». Il costo dei lavori è di oltre 50mila euro, a cui bisogna aggiungere i 250 euro per il cancello costruito dal fabbro. La cautela, si sa, non è mai troppa.
Peccato però che il latitante sia stato arrestato prima della conclusione del cantiere.
*(Articolo apparso su “Il Giornale” del 2-10-2015)