Roberto non è solo un amico “ virtuale”; è una delle persone che ho conosciuto con piacere durante il mio lavoro di docente e che seguo con affetto , dopo tanti anni, perché è un ragazzo veramente speciale. Il suo entusiasmo nell’affrontare la vita, la passione che mette in ogni cosa che fa , la sua determinazione a “ vivere “ a tutto tondo le esperienze lavorative ed affettive molte volte mi risollevano dalle mie angustie quotidiane. Roberto l’altro giorno ha postato un articolo, commentando l’episodio della madre di Ferrara che ha ritirato la figlia dall’asilo nido perché affidata ad un’assistente con la sindrome di Down, esprimendo una riflessione profonda, che ho riportato nel titolo.
Roberto ha la sindrome di Down ma per molti che lo conoscono , credo tutti, questo particolare della sua condizione genetica dà alla sua determinazione un valore aggiunto; il percorso scolastico in progress e il suo carattere deciso ma soprattutto il grande amore della sua famiglia ne hanno fatto un giovane uomo educato e pieno di voglia di vivere, insomma un esempio di quanto il nostro sistema scolastico e l’amore della famiglia possano superare qualsiasi barriera si frapponga tra le persone e la vita.
La scuola di Ferrara, un asilo nido, ha accolto tra i suoi collaboratori un’assistente di 37 anni con la sindrome di Down, che ha prestato servizio per ben otto anni in una scuola della città e per sei anni in questo asilo, profondendo impegno e serietà nel suo lavoro di assistente ; si occupa di tre bambini e anche di pulire i locali della scuola, sembra con grande perizia e, a detta di tutti, è una persona autonoma e preparata.
Ma evidentemente la sua condizione genetica ha condizionato negativamente una delle tre madri ; dopo tre giorni la donna ha ritenuto di non riportare più la figlia a quell’asilo. La motivazione? “ Non voglio che stia con quella ragazza lì…” Nessuna parola scorretta, nessun accenno alla condizione della donna, ma una considerazione tagliente che la dice lunga …Nonostante l’intervento dell’Assessore, della direzione scolastica e degli Enti locali che, spiegano, con l’inserimento lavorativo della giovane hanno inteso dare un valore aggiunto e fare un ulteriore passo avanti sulla strada dell’inclusione reale, la mamma è stata irremovibile!
Il fatto più sconcertante è che la famiglia della piccola ospite del nido abbia manifestato l’intenzione di intentare causa all’Amministrazione per “ presunti” danni morali, poiché non avevano avvertito che tra gli assistenti c’era “ quella ragazza lì…”
Le considerazioni su questo episodio sono amare ; non voglio tediare i lettori con la solfa trita e ritrita , qualche volta ipocrita e di facciata, sul valore dell’inclusione e sulla considerazione dei diversamente abili; ciascuno di noi porta nel cuore e nel suo abito mentale questa propensione e la attua e vive nei suoi comportamenti reali.
Quello che non deve mancare è l’indignazione per simili episodi, la rabbia vera, quella che ti fa venire meno l’appetito e ti fa pensare per tutta la notte…e il pensiero che il commento di Roberto l’ho fatto mio! “ Quella mamma è…una poveraccia! “