di Alessandro D’Orazio
Il reddito di cittadinanza potrebbe cambiare. Dopo un anno e mezzo dalla sua introduzione il Governo potrebbe infatti apportare alcune modifiche al sussidio a causa delle criticità palesate in questo arco temporale. L’idea non è certamente quella di una sua abolizione, ma di ricalibrarlo per eliminare le falle generate nel sistema. In particolare sono state molte le perplessità riscontrate: dall’impiego dei beneficiari nei lavori socialmente utili, all’introduzione nel mondo del lavoro. La stessa figura dei navigator sembra essere stata sopravvalutata o, quantomeno, non perfezionata.
La misura potrebbe perciò subire degli aggiustamenti, prevedendo per esempio più poteri ai Comuni per effettuare le verifiche sui furbetti. Controlli cioè più stringenti al fine di scovare i cittadini che non accettano i lavori proposti, pur percependo il reddito di cittadinanza.
Al vaglio vi sarebbe anche una piattaforma digitale unica gestita a livello centrale per controllare l’attività svolta dai navigator e dai centri per l’impiego, per monitorarne il lavoro ed intervenire subito in caso di intoppi. A completare le modifiche sarebbero stati pensati inoltre maggiori sgravi fiscali in favore delle imprese intenzionate ad assumere i percettori dell’assegno.
Lo stesso premier Conte nei giorni scorsi aveva palesato qualche dubbio sull’attuale gestione del reddito di cittadinanza e sulla necessità di apportare delle modifiche. “Il progetto di inserimento nel mondo del lavoro collegato al reddito di cittadinanza ci vede ancora indietro”, aveva dichiarato in un suo intervento durante il Festival dell’Economia di Trento. “Ho già avuto due incontri con i ministri competenti: dobbiamo completare quest’altro polo e dobbiamo riorganizzare anche una sorta di network per offrire un processo di formazione e riqualificazione ai lavoratori”.
Al vaglio vi sarebbe persino l’ideazione di una app che possa far incontrare più agevolmente offerta e domanda di lavoro. Si è pensato quindi ad un sistema telematico, che servirà a mettere in comunicazione i sistemi regionali dei centri per l’impiego con un unico “cervello” nazionale, permettendo di incrociare in modo più efficace i percettori con le offerte di lavoro. Dalle informazioni desunte si potrebbero così individuare coloro i quali rifiutano le offerte, perdendo di conseguenza il diritto all’assegno. La legge prevede infatti che perda il diritto a beneficiare del reddito di cittadinanza chi declini le tre offerte di lavoro congrue ricevute. Al momento queste modifiche sono ancora allo studio e si ipotizza che una volta che l’emergenza Covid sarà definitivamente cessata, le stesse potranno di certo essere introdotte.