di Alessandro D’Orazio
E’ pressoché appurato che il reddito di cittadinanza verrà introdotto con la prossima legge di bilancio e sancirà la realizzazione di uno degli obiettivi fondamentali dell’attuale maggioranza di governo. Per il conseguimento della misura sarà necessaria una copertura di circa 10 miliardi di euro, andando ad interessare una platea di 6,5 milioni di italiani che vivono attualmente sotto la soglia di povertà. In particolare, l’assegno previsto potrà giungere sino ad un limite di 780 euro mensili, in presenza di specifici requisiti.
Secondo un principio progressivo, coloro che hanno un reddito pari a zero avranno diritto all’intero importo, mentre per gli altri rappresenterà un’integrazione a quanto già percepito sino a raggiungere sempre la soglia dei 780 euro. La quota del reddito di cittadinanza dovrebbe cambiare, inoltre, a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare e diminuire per i proprietari di un’abitazione, a cui verrà detratto il cd. “affitto imputato” (pari a 380 euro).
Per evitare che il sussidio si trasformi in un incentivo alla disoccupazione o al lavoro nero, i richiedenti dovranno iscriversi ai centri per l’impiego, frequentare corsi di qualificazione professionale e non potranno rifiutare più di tre offerte di lavoro consecutive. Tra i requisiti richiesti, oltre alla maggiore età e al possesso di un reddito di lavoro inferiore alla soglia di povertà (dato stabilito dall’Istat), il disoccupato dovrà essere residente da almeno 10 anni in Italia.
Sarà, inoltre, necessario rispettare alcune regole per mantenere il diritto alla percezione, proprio per evitare condotte illecite. Ad esempio il beneficiante dovrà offrire circa 8 ore settimanali alla comunità per progetti e lavori socialmente utili, sarà obbligato ad effettuare una ricerca di lavoro per almeno 2 ore giornaliere e sarà costretto a non recedere da un contratto senza giusta causa per due volte nel corso di un anno.
L’assegno ricevuto, erogato per un massimo di 3 anni a persona, non potrà essere speso né in contanti né all’estero, ma attraverso una tessera su cui verrà caricato l’importo totale. Inoltre, solo alcuni beni potranno essere acquistati. Tra di essi: quelli di prima necessità, vestiario e affitti immobiliari; esclusi i prodotti elettronici. E’ evidente, dunque, che questo meccanismo consentirebbe al denaro speso di restare su un conto corrente unico del Tesoro con la prospettiva che i risparmi mensili di spesa diventerebbero un risparmio dello Stato stesso, cosa non certamente deprecabile.