di Alessandro D’Orazio
Il Reddito di Cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5 Stelle, sta già iniziando a far emergere le prime falle di sistema, attirando molte critiche anche da versanti politici contrapposti. Da più fronti infatti si invoca la necessità di ridurre le somme destinate alla riforma perequativa dei pentastellati. In primis la Lega di Salvini, alleato di governo del Movimento di Grillo e Di Maio fino a pochi mesi fa, ha reso noto – tramite l’intervento del proprio capogruppo al Senato Massimiliano Romeo – che il RdC “dati alla mano non produce lavoro, anzi in alcuni casi penalizza dei settori”.
Proprio a tal riguardo va evidenziato che sono ad oggi 905 gli emendamenti presentati dalla Lega alla legge di bilancio; in particolare oltre alla richiesta di abolizione di molte microtasse (come ad esempio la plastic tax, la sugar tax, la tassa sulle auto aziendali, ecc.), il Carroccio contesta il danneggiamento di svariati settori economici proprio a causa dell’elargizione del Reddito di Cittadinanza. “Nella raccolta dell’agricoltura – sottolinea Romeo – ci sono alcune persone che prima andavano a dare una mano e oggi invece sono a casa perché preferiscono percepire il reddito di cittadinanza”.
Quasi a voler dire dunque che c’è il serio rischio che il sussidio si stia pian piano trasformando in un incentivo alla disoccupazione o al lavoro nero. Senza l’attivazione e contestuale frequentazione di specifici corsi di formazione professionale, i beneficiari non avranno vita facile a reinserirsi in un ambiente lavorativo confacente alle proprie attitudini e peculiarità, così come lo spirito della norma istitutiva del RdC avrebbe invece auspicato.
In aggiunta a quanto detto risulta assai più difficoltoso per un percettore di reddito avere la possibilità di accettare le cosiddette offerte di lavoro congrue, rientranti quest’ultime nella seconda fase della misura sociale in questione: quella attiva.
In estrema sintesi quello che la Lega ed altre forze politiche contestano al M5S è che il reddito di cittadinanza, così come è stato strutturato, allo stato attuale non funzioni e per questa ragione in futuro si renderà indispensabile una doverosa rimodulazione della stessa normativa disciplinante.