“…La sconoscente vita che ì fè sozzi, ad ogne conoscenza or li fa bruni” (La loro vita che li rese sporchi, ora di fronte alla Verità, li rende più neri della colpa) – Dante Alighieri, canto VII versi 53/54-
Come in un girone dantesco la partitocrazia, impunemente indisturbata, famelica, sorride mostrando denti aguzzi!
-Servono proprio le “riforme strutturali” all’efficienza, alla competitività, al rilancio economico, alla partecipazione democratica dei cittadini, allo sviluppo dell’industria, al controllo giudiziario indipendente dalla politica?
-A chi nuoce l’interferenza dei cittadini?
-Si parla tanto di “riforme necessarie”, ma l’uomo comune ha ben compreso quali sono?
In primis, si vuole abolire l’elegibilità popolare dei senatori e dei consiglieri provinciali; restringere il ricorso al referendum abrogativo; nominare il Presidente della Repubblica da parte del segretario del partito di maggioranza che controllerebbe anche le Commissioni di Controllo e nominerebbe anche buona parte dei membri della Corte Costituzionale e CSM.
Attenzione! Così si viola l’art. 136 della Costituzione, che stabilisce che le norme dichiarate costituzionalmente illegittime, perdono di efficacia.
-Ma, a chi fanno comodo queste “riforme”?
Beh, facile!
Ai tecnocrati dell’Unione Europea!
Certo! Così possono meglio acquisire i “gioielli di famiglia”, i risparmi e le risorse rimaste in Italia.
Il nuovo testo di legge porta, quindi, ad un peggioramento della situazione attuale, in cui i senatori rappresentano i cittadini e ne sono portavoce.
In realtà, tecnicamente, queste riforme potrebbero portare al superamento del modello liberale di Stato di Diritto, per avviarsi verso un modello dittatoriale vero e proprio.
Questo non può essere un regime democratico e garantista!
Infondere la pseudo speranza che le “riforme” servano, vuol dire mettere in atto un sistema di “prostituzione intellettuale”, di interessi discutibili, che di nazionalismo hanno ben poco.
Persino l’agenzia di rating Moody’s ammette che “mentre tutta l’Europa torna a crescere, l’Italia continua a peggiorare”, che “la popolarità del Governo non si è ancora tradotta in azione politica”; che “servono riforme più ampie” e che “le pressioni politiche permanenti rendono difficile ridurre la spesa”.
-E’ giusto che gli italiani subiscano solo gli interessi dell’Europa, della BCE, delle banche, delle grandi corporation, delle numerose caste nazionali?
E’ urgente che si salvaguardi prevalentemente l’eccellenza italiana, la democrazia, che non si tocchino i diritti acquisiti e, soprattutto, per azzerare il debito pubblico, è urgente ridare alla Banca d’Italia il suo ruolo istituzionale di stampa della cartamoneta, affinchè non si ci debba indebitare con l’Europa acquistando i nostri soldi al potere d’acquisto invece che al valore intrinseco! (acquistare una banconota da 100 €, dovrebbe costarci circa 0,6 centesimi di €, invece paghiamo la carta stampata 100,06 €!!!)
E’ urgente che la Costituzione non si tocchi, che il popolo sia sovrano, che i tecnocrati della politica operino con coscienza.
Ma, con le riforme attuate in passato, l’Italia ha già “pianto lacrime e sangue”; dobbiamo continuare?
Ma, se applicare le “riforme” volute dall’UE, ad oggi, non ha prodotto altro che aumentare la disoccupazione, ridurre il PIL, aumentare il debito pubblico, creare insicurezza e panico negli italiani, mandando in rovina migliaia di aziende, allora perché aderire a questo disegno?
_Che dire della maggiore flessibilità del lavoro, non disdegnata da Draghi né da Renzi?
-Che senso ha assicurare un lavoro precario?
Certo è che non riduce la disoccupazione, dandone solo l’illusione. C’è bisogno di assicurare lavoro a tempo indeterminato, per dare sicurezza e dignità alla persona.
Per risalire a galla non serve l’oracolo, la ricetta è semplice:
– ridare pieni poteri alla Banca d’Italia;
-niente austerità, ma politiche espansive e stimolo della domanda interna;
-rivalutare la politica keynesiana di intervento pubblico ed investimenti;
-non vincolare i bilanci degli Enti Pubblici col rispetto del Patto di Stabilità;
-ridurre le spese pubbliche improduttive;
-ridurre il costo del lavoro;
-ridurre la tassazione e le varie accise che rendono la vita di cittadini ed imprese impossibile;
-eliminare le tasse occulte, come quelle della burocrazia, privilegiando la meritocrazia a quest’ultima.
Vurria
Vurria cuntà ‘nu cunto
addò ‘a ggente
campa felice,
addò ognuno
‘a matina se sceta
e ‘ncopp’ ‘a tavula
trova ‘na zuppa
‘e latte e cafè.
Vurria ca nisciune
putesse ‘ntaccà ‘a libertà!
(Inedita di Maria Grazia Zagaria.Tutti i diritti riservati).