Il Novecento raccontato attraverso il genio di Alberto Sordi, i suoi film, le sue interviste e le migliaia di fotografie che hanno immortalato l’Albertone nazionale dentro e fuori dal set. A vent’anni dalla sua scomparsa, era il 2003, all’attore romano viene dedicata la mostra ‘Alberto Sordi e il suo tempo’, allestita nella sua casa museo di Caracalla, promossa dalla Fondazione che porta il suo nome e visitabile fino al 26 novembre.
Nato nel 1920, Sordi ha incrociato inevitabilmente la sua vita privata e di artista con quella del Secolo breve, che ha visto l’Italia trasformarsi da società rurale a Paese moderno, passare attraverso il primo e il secondo Dopoguerra, vivere il boom economico, votare il referendum sul divorzio e istituire il Sistema sanitario nazionale. Stravolgimenti sociali che Sordi ha saputo raccontare senza l’ambizione di essere premiato, ma con la voglia di parlare a tutti.
Protagonisti, avvenimenti, fatti di cronaca, curiosità scorrono lungo un percorso ricco e articolato della mostra che ricorda attraverso le immagini fotografiche e i video, tantissimi arrivati anche da Istituto Luce Cinecittà, che si susseguono, si intrecciano, si accostano, creando un ritmo cinematografico, una visione dinamica e stimolante, una lunga narrazione che corre veloce. Con questa esposizione, che per la prima volta apre al pubblico il Grande Salone e il Teatro dove Sordi usava proiettare in anteprima le pellicole dei suoi film, non sono gli spettatori a guardare Sordi, ma è Sordi a guardare l’Italia e gli italiani, e a interpretarli con il suo linguaggio, quello universale del cinema. Ed è lui a guidarci in questo viaggio con citazioni, brani di interviste, racconti diretti di episodi significativi della sua vita e della storia italiana.
“Questo luogo ha mantenuto intatti gli spazi dove Sordi ha vissuto. Questa mostra è animata da una idea semplice: la storia di un grande italiano incrociata a quella dell’Italia. Un attore come lui vive nella misura in cui riesce a non rimanere nella retorica di un museo”, ha detto l’assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor. “Auspico che nello splendido piazzale qui davanti- ha aggiunto- si creino le condizioni per realizzare delle rassegne cinematografiche durante l’Estate romana. Sarebbe bello, insieme al I Municipio, trasformarlo in una arena”.
Percorrendo l’allestimento, si va dagli esordi di Sordi nel 1936, quando in una Cinecittà fortemente voluta da Mussolini, riuscì a farsi scritturare come comparsa per il kolossal Scipione l’Africano, alla consacrazione degli anni Cinquanta con Mamma mia che impressione!, fino al boom de Il seduttore e pellicole come Il mafioso e il mitico Medico della mutua. Non solo l’Italia, però, perché la mostra è un continuo rimando al fortissimo legame che l’attore aveva con la sua città, tanto che il 15 giugno del 2000 Roma lo onora concedendogli, per un giorno, la fascia tricolore di sindaco. “Qui, in questa casa, Alberto pensava, immaginava, inventava- ha detto il presidente onorario della Fondazione, Walter Veltroni- per cui tutte le attività che si faranno servono a mantenere questa dimensione di laboratorio e fabbrica creativa”.
Agenzia DIRE – Articolo di Nicoletta Di Placido – www.dire.it