di Rosario Pesce
La riapertura progressiva di questi giorni, in tutte le regioni, è un segnale molto forte che viene dato all’economia nazionale.
Riattivare lo shopping natalizio è, infatti, uno strumento utile per dare ossigeno alle aziende ed alla rete del commercio, piccolo e grande, che ineluttabilmente hanno subito un danno notevole dalla pandemia.
Ma, è evidente che questi saranno giorni decisivi per gli esiti della diffusione del virus.
Infatti, il rischio che la riapertura dei negozi possa riattivare la corsa del Covid è molto alto.
Per questo motivo, contemperando le esigenze della salute e quelle economiche, è giusto che questi giorni di shopping prenatalizio vengano vissuti con la necessaria sobrietà, se non si vuole un’impennata dei contagi nel corso delle vacanze natalizie ovvero subito dopo l’Epifania, alla ripresa delle scuole in presenza.
Il Governo, in questa seconda fase della pandemia, ha scelto una strategia molto diversa da quella dei mesi di marzo ed aprile: non una chiusura totale ed integrale (neanche nelle zone dichiarate “rosse”), ma chiusure localizzate, che invero sono state soft, permettendo comunque una discreta circolazione di persone e merci.
La strategia è stata opportuna o, forse, bisognava essere più rigorosi, come nei primi mesi – appunto – della pandemia?
Certo è che, nelle prossime settimane, la vera partita si giocherà sulla distribuzione del vaccino, che è l’unico mezzo che ci può consentire una via di uscita da una condizione che sta divenendo pesante per l’intera società, non solo in termini strettamente economici.
Ma, frattanto le misure di profilassi sono affidate ai singoli individui ed alla loro capacità di rispettare le regole del distanziamento sociale e dell’uso dei dispositivi di protezione, laddove si è in presenza di altre persone.
Ed, allora, con il Natale alle porte, non si può che auspicare un surplus di saggezza: i comportamenti scorretti dei mesi estivi hanno determinato la seconda ondata della pandemia; eventuali condotte infelici nel mese di dicembre causerebbero – a gennaio ed a febbraio prossimi – migliaia di vittime, che non possiamo consentirci.