-memorie semiserie di un’inguaribile romantica-
di Fortuna De Rosa
“PER CHI L’HA VISTO E PER CHI NON C’ERA” – ANNO 2005
Rivelatosi di scarso successo anche il Festival ideato da Tony Renis, una nuova rivoluzione interessa la 55ma edizione del Festival di Sanremo: alla conduzione viene chiamato il macina-ascolti Paolo Bonolis (che presenterà con Antonella Clerici e Federica Felini) e viene stravolto completamente l’impianto della gara che prevede 32 partecipanti (a fronte dei 22 dell’anno precedente): 20 Big, divisi in 4 categorie (5 Uomini, 5 Donne, 5 Gruppi, 5 Classic), e 12 Giovani. Anche con questo nuovo meccanismo, però, il vincitore assoluto del Festival è stabilito dal televoto fra i 4 vincitori delle categorie dei Big.
Tutta questa edizione sarà segnata dai concomitanti tragici fatti di cronaca: il rapimento della giornalista Giuliana Sgrena, ormai da un mese nelle mani di un commando iracheno, e la sua liberazione con la morte dell’agente segreto Nicola Calipari, di cui sia avrà notizia proprio durante l’ultima serata del festival, che, per questo motivo, non avrà i fasti e la durata inizialmente previsti.
Musicalmente, però, quello di Bonolis, si ricorda come un buon festival (CONIUGI D’ALESSIO A PARTE), ricco di tanti nomi e di giovani debutti eccellenti, premiato da grandissimi ascolti che resteranno un record per molti anni.
L’unico ENORME peccato del buon Paolo è, però, quello di portare sul palco dell’Ariston tale Giuseppe Povia, escluso dalla gara con la sua “I bambini fanno oh”, perché già eseguita in pubblico. Per esplicito volere del conduttore, Povia partecipa in qualità di ospite, testimonial della campagna di solidarietà per il Darfur, e la sua canzone diventerà un tormentone, rimanendo al primo posto in hit parade per ben 20 settimane e vincendo 7 dischi di platino (MISTERI DELLA FEDE CHE QUELLI DI FATIMA A CONFRONTO SO ROBETTA).
La canzone vincitrice assoluta di questa edizione è “Angelo” di Francesco Renga (finalista per la categoria Uomini), dolce ballata dedicata alla neonata figlia Jolanda, che batte in finale “Echi d’infinito” di Antonella Ruggiero (finalista per la categoria Donne); “Che mistero è l’amore” di Nicky Nicolai e Stefano Di Battista (finalista per la categoria Gruppi) e “Come noi nessuno al mondo” cantata da Toto Cutugno e Annalisa Minetti (finalista per la categoria Classic).
Si segnala inoltre la presenza di pezzi come: “L’amore che non c’è” del sempre-uguale-a-se-stesso Gigi D’Alessio; “Da grande”, solito pezzo(tto) dance di Alexia; “Ragazza di periferia”, cantata Anna Tatangelo con testo di Gigi D’Alessio, quando ancora gli amanti erano clandestini e lei minorenne; “A modo mio” di Paola e Chiara; “Ovunque andrò”, cantata da Le Vibrazioni, al loro esordio a Sanremo; “Francesca” di DJ Francesco Band (il solito dazio da pagare ai figli di cotanti padri); e due brani non classificatisi in finale, ma che avrebbero meritato maggiore fortuna: “Dovevo dirti molte cose (amore)” dei Velvet e “Non escludo il ritorno” di Franco Califano, con il bel testo di Federico Zampaglione.
La prima classificata nella categoria Giovani è la sconosciuta (e rimarrà tale) Laura Bono con la sua “Non credo nei miracoli”, ma debuttano in questa edizione, pur non arrivando nemmeno in finale, perché sonoramente bocciate dalla giuria demoscopica, due band destinate a far parlare ancora a lungo: i Modà con “Riesci a innamorarmi” ed i Negramaro, che, con la loro “Mentre tutto scorre”, arriveranno addirittura ultimi (È O’POPOLO CHE O’VVò!).
In questa ricchissima edizione spicca però su tutte la perla di un anziano Maestro: “Colpevole” dell’allora 82enne Nicola Arigliano, una carezza jazz in un Festival very pop… a VOI il privilegio dell’ascolto…
https://www.youtube.com/watch?v=rOrsBoHm5gg&feature=youtu.be
#perchèSANREMOèSANREMO
“PER CHI L’HA VISTO E PER CHI NON C’ERA” – ANNO 2006
Quella del 2006 è una edizione del Festival veramente tristissima e scadente, clamorosamente bocciata anche dagli ascolti, che si dimostra tale a cominciare dalla scelta del conduttore: il simpatico (???) Giorgio Panariello, che sceglie come compagne di viaggio l’ingessatissima Victoria Cabello e la bellissima (quanto impreparata) lady Totti, Ilary Blasi.
L’impianto delle canzoni resta sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente: eliminata la categoria “Classic”, i 30 artisti in gara sono divisi in quattro categorie: 6 Uomini, 6 Donne, 6 Gruppi e 12 Giovani. Vengono ammesse in finale le 2 canzoni più votate di ogni gruppo, per un totale di 8 canzoni, il numero più basso di sempre.
La prova definitiva di quanto questa edizione passi alla storia come veramente una delle più tristi, è che la canzone vincitrice assoluta sarà “Vorrei avere il becco” di Povia (BONOLIS, TI PERDONIAMO SOLO PERCHÉ NON SAPEVI QUELLO CHE FACEVI!), brano che esalta il piccione come metafora dei valori della monogamia e della fedeltà coniugale… E IL BELLO È CHE IL PEGGIO DI POVIA AL FESTIVAL DOVEVA ANCORA ARRIVARE…
Vincitore assoluto, scelto attraverso il Televoto (IL CHE SPIEGA MOLTE COSE), Povia batte in finale Anna Tatangelo con “Essere una donna” (finalista per la categoria Donne), E QUI CI SI ACCORGE DI QUANTO ORMAI LA SUA SVOLTA D’ALESSIANA SIA DRAMMATICAMENTE IRREVERSIBILE; I Nomadi con “Dove si va” (finalisti per la categoria Gruppi), che, con questa poesia sull’orrore della guerra, ci regalano, in duetto con Roberto Vecchioni, uno dei momenti più “alti” di questo festival; Riccardo Maffoni con “Il sole negli occhi” (finalista per la categoria Giovani) CHI ERA COSTUI? MAH…
Si segnala inoltre la presenza di pezzi come: “Che bella gente” di Simone Cristicchi, un toccante brano dedicato a Mia Martini. di accusa contro i soloni, gli arroganti maestri di vita, sempre pronti a gioire delle cadute altrui; “Com’è straordinaria la vita” di Dolcenera, data per favorita all’inizio del Festival; “Svegliarsi la mattina” degli Zero Assoluto, brano che nei giorni successivi conquisterà la vetta delle classifiche; “Un discorso in generale” di Noa, Carlo Fava e Solis String Quartet, bel pezzo raffinato, ovviamente non premiato dal pubblico e quindi subito escluso; “Sparirò” di Luca Dirisio; “Solo con te” di Alex Britti; “L’uomo delle stelle” di Ron; “Liberi di sognare” di Gianluca Grignani; “Musica e speranza”, canzone tutta in salsa partenopea sul disagio della vita in periferia, con testo di Gigi D’Alessio e Mogol (E CE NE SIAMO GIOCATO UN ALTRO!), cantata da Gigi Finizio con Ragazzi di Scampia; “Solo lei mi dà” degli Sugarfree, band all’epoca abbastanza famosa, ora scomparsa chissà dove; “Processo a me stessa” di Anna Oxa, uno dei (pochi) nomi illustri di questo festival, ma che, avendo una canzone di merda e nemmeno più il didietro da mettere in mostra, fa parlare di se solo per una serie di inutili polemiche da prima donna isterica e infatti verrà subito eliminata… DOPO IL PROCESSO DOVEVANO BUTTARE LA CHIAVE, ANNAÒ!!!
Insomma, davvero nulla di memorabile, nessuna canzone che da ricordare o che mi abbia colpito particolarmente, per questo, vi lascio col piccione di Povia…
https://www.youtube.com/watch?v=4ecPDQPSmIc
PER NON DIMENTICARE, PERCHÉ OLTRE IL BUIO C’È SEMPRE LA LUCE, E…
#perchèSANREMOèSANREMO