Iniziativa molto interessante quella proposta dalla proloco di Capodimonte, con il patrocinio e la collaborazione della terza municipalità di Napoli; con Scal-in-art, giornata artistica e fotografica sulle scale della regina Jolanda, si propone l’obiettivo di valorizzare e tutelare il patrimonio culturale e archeologico campano ponendo l’attenzione su monumenti di cui, per la maggior parte della popolazione campana, non né è conosciuta la storia, come, appunto, meravigliose scale della principessa Jolanda da sempre ponte, che collega le Catacombe di San Gennaro con la Reggia e il Museo di Capodimonte.
Nel giornata del 16 novembre infatti un gruppo di volontari hanno raccontato e spiegato ai visitatori la storia delle scale e del recupero da parte del Coordinamento Recupero Scale di Napoli.
L’opera fu realizzata dall’architetto Niccolini su commissione del re Francesco I, il quale voleva rendere più fruibile ed elegante la zona tra la Reggia di Capodimonte e la strada che collegava alla città I lavori partirono nel 1833 e terminarono nel 1836. Grazie alla Pro Loco di Capodimonte, la Scala della Principessa Jolanda, sembra risorgere e voler ritornare all’antico splendore. Bisogna ricordare che Napoli dispone di un patrimonio di scale che racconta la storia, la cultura e il paesaggio della città, ma che è anche una risorsa disponibile per una qualità urbana sostenibile. Tutto questo, 135 scale, 69 gradinate, però non è né tutelato né sfruttato. Nel 2011, sulle scale della Principessa Jolanda, è stato promosso e costituito “Il Coordinamento Recupero Scale di Napoli”. Il Coordinamento si propone di valorizzare, promuovere e vivere le scale di Napoli auspicando la collaborazione di Comune, Municipalità, Soprintendenze e cittadini.
Negli spazi della grotta della Jolanda è stato possibile ammirare la mostra “Io ti vedo” dell’artista napoletano interessato all’ambiente, Gianni Iannitto. Il riferimento culturale a cui l’autore fa riferimento nelle sue opere è quello della Land Art, forma d’arte che utilizza lo spazio e gli elementi naturali come materiali specifici dell’opera. Per questa mostra l’autore fa una scelta precisa affidandosi ad una finzione scenica fatta di cartapesta riproponendo il reale attraverso il suo simbolo, la metafora con l’estasi ludica. Come un bambino Iannitto disegna gli occhi alle pietre ed è attraverso di essi che l’opera lancia il suo ‘je accuse’: sono occhi-specchio, rimandano il riflesso di ciò che gli è difronte. L’io citato nel titolo della mostra, indica l’io di madre terra, le pietre di questo giardino osservano l’essere umano il quale posto dinanzi a tale sguardo viene coinvolto dal riflesso
della sua stessa immagine.
L’obiettivo imposto, con questa iniziativa dai giovani della Pro Loco di Capodimonte è cercare di, valorizzando il territorio campano, sensibilizzare soprattutto i giovani ad affacciarsi al mondo dell’arte e della cultura ma soprattutto di riuscire a smuovere in loro la voglia di prendersi cura del nostro patrimonio culturale.