Negli ultimi anni si è cercato di fare molto per la scuola. Riforme, idee, progetti. Ma è davvero così? Il cambiamento è stato solo auspicato o è stato davvero realizzato? In realtà tra l’idea di riforma e la voglia di cambiare procedure, organizzazioni e pianificazioni c’è una grande differenza.
Si parla di crescita digitale, di miglioramento della formazione dei docenti, di migliori ambienti scolastici, ma la verità è che siamo un po’ lontani dal realizzare appieno tutto ciò. Un malcontento diffuso tra alunni, docenti e famiglie palesa il mancato raggiungimento degli obiettivi di miglioramento e crescita nel mondo dell’Istruzione. Ad aggravare il tutto pare che ci siano anche i tagli alle spese pubbliche per il comparto istruzione.
È di questi giorni la notizia che il governo sta operando un ‘sottofinanziamento’ del comparto istruzione pari ad un taglio di 110 milioni di euro per i prossimi tre anni. La spesa per l’istruzione per il quinquennio 2014- 2018 si aggira intorno al 3,6% ; per il 2019 si gioca al ribasso con una previsione intorno al 3,5%. Sembra poca cosa, ma se si considera che l’Italia quando registrava una spesa intorno al 3,9 – secondo i dati Eurostat- si trovava agli ultimi posti in Europa per investimenti nella scuola, la cosa non è da sottovalutare.
La manovra economica pare che preveda una riduzione delle spese, tanto che il Ministro dell’economia avrebbe anche chiesto un parere al riguardo al Consiglio nazionale dell’istruzione. Sembra che siano previsti anche tagli ai finanziamenti per l’arricchimento dell’offerta formativa. Si era ipotizzato il mese scorso anche un taglio ai fondi per la formazione dei docenti mediante la carta del docente; decisione poi ritirata e confermata, quindi, anche per questo anno scolastico la quota di 500 euro per ciascun docente da destinare all’autoformazione.
Dunque, non si è ben capito che direzione si stia prendendo. Gli studenti, però, sono in rivolta. Hanno già protestato in piazza il 12 ed il 26 ottobre e si prevede un ulteriore sciopero per il 16 novembre. I giovani protestano contro le modalità dell’alternanza scuola lavoro e per i costi dell’istruzione, troppo alti per consentire a tutti di proseguire gli studi. Senza considerare che molti edifici scolastici sono obsoleti e fatiscenti e che molte volte mancano strumenti e attrezzature basilari per la didattica.
Ci si chiede come stiano realmente le cose: se l’apparente positività del ministro Bussetti – soprattutto quando ribadisce che non occorrono fondi per l’istruzione- nasconda invece manovre inappropriate. L’incertezza crea sfiducia e malcontento . Vedremo se tra la promessa di rivedere quasi totalmente la legge 107 del 2015 e di restituire dignità alla professione docente, nonché di modificare le procedure dell’alternanza e incrementare l’ accesso a tutti all’istruzione, questo governo riuscirà a ridisegnare i contorni di una scuola svilita e impoverita.