di Angela Cascella
Un marcato malcontento aleggia in questo periodo di pandemia perché c’è la necessità, per molte categorie di lavoratori penalizzate dalle restrizioni anti- Covid, di vedere riconosciute con il Recovery Fund le proprie ineludibili necessità, reclamando anche maggiori e migliori investimenti per il futuro ed un conseguente rinnovo dei contratti.
La protesta vedrà manifestare nelle piazze del Nostro Paese venerdì 26 marzo: uno sciopero nazionale indetto da molte sigle Sindacali, dai Cobas (Ata e Docenti) e dal Comitato “Priorità alla Scuola”. Nello specifico per la Scuola, da parte dei Cobas – e con la adesione del Coordinamento Nazionale Precari Scuola – c’è la necessità di manifestare affinchè, con i fondi del Recovery Fund, ci sia una riduzione del numero degli alunni per classe, un aumento degli organici e l’ assunzione dei precari, nonché un più oculato investimento per l’edilizia scolastica.
A questa mobilitazione si aggiunge il Comitato contro la Dad – conosciuto con il nome di “Priorità alla Scuola” – manifesterà con lo slogan “usciamo dagli sche(r)mi” perché “questa casa non è una scuola”. Il Comitato “Priorità alla Scuola” esorta a non collegarsi on line per svolgere attività didattica a distanza (DaD/DDI) e di scendere in piazza organizzando lezioni all’aperto o manifestando pacificamente affinché sia chiara la necessità di riaprire le scuole.
Si reclama, altresì, la necessità di confluire i fondi del Recovery Fund verso una ottimizzazione delle strutture degli edifici scolastici, di ampliare gli organici per consentire una didattica in presenza priva di rischi ed in pieno rispetto per la prevenzione dei contagi e la salvaguardia dello stato di salute di tutti i soggetti della Comunità scolastica.
La mobilitazione nazionale da parte del Comitato ha la necessità impellente di vedere riaperte le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. Certamente, la necessità da parte di tutti è quella di rilanciare la scuola pubblica perché la didattica a distanza ha in qualche modo messo in evidenza i forti squilibri che hanno contraddistinto la Scuola italiana negli ultimi tempi; si tratta anche di considerare e mettere in evidenza la violazione del diritto allo studio degli alunni e degli studenti appartenenti alle fasce sociali più deboli.
La concomitanza di proclamazione dello sciopero, sia da parte dei Cobas che da parte del Comitato “Priorità alla Scuola”, fa capire quanto i problemi della scuola siano cogenti e di necessaria risoluzione. Il patto sociale che lega tutti i soggetti coinvolti nel ‘Fare Scuola’ si rafforza ora anche nell’intento di un futuro migliore per la Scuola come Comunità sociale ed educativa; si rafforza nel perseguire i medesimi obiettivi: di riconquista di consoni spazi di apprendimento e di rinnovate risorse umane e materiali all’altezza di un nuovo patto educativo.
Contro l’impoverimento del sistema scolastico italiano occorre fare, come diceva Jean Piaget, “cose nuove e non semplicemente ripetere quello che altre generazioni hanno fatto”.