di Angela Cascella
L’esperienza di Docente parte molte volte da ‘Precari’ in scuole pubbliche e/o private con supplenze anche di pochi giorni. Nelle scuole private anche con un orario continuo di molte ore . La corresponsione economica, si sa, è alquanto bassa. Ci hanno detto tante volte ed a più riprese che l’insegnamento è una missione e, per chi lo vuole fare, deve essere chiaro lo spirito da missionario.
Io sento che il mio lavoro è una ‘missione importante’ nella misura in cui metto il mio ruolo al servizio degli alunni; ovvero quando devo superare le difficoltà contingenti della classe -plurime e svariate- per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Giammai ho sentito mia l’idea di essere missionario consenziente a tutte le nefandezze, missionario sfruttato per nuove burocrazie , denigrato per le presunte ferie lunghe, non capito nel valore sociale, oltraggiato e non rispettato dai più e in servizio solo per compiere una ‘missione’ per pochi spicci.
Non è questione di danaro, ma di riconoscere un ruolo importante a chi fa educazione, istruzione e formazione.
Non è questione di tempo, di quel tempo di lavoro che molti ci contestano perché conteggiato in ore. Il tempo con gli alunni è un tempo indefinito : a volte 15 minuti di difficoltà estrema caricata di responsabilità e di individualità diventano un tempo intenso, forte, alcune volte ingestibile.
Non è questione di spazi, tempi, ruoli, ma piuttosto di senso, intenzione e rispetto.
Dare senso e valore a ciò che si fa in classe non è cosa da poco. I molti che credono di sapere di scuola per il solo e semplice fatto di averla frequentata è ridicolo e superficiale. Dare senso significa capire chi si ha davanti ed educere attitudini, capacità, conoscenze, abilità e competenze e tradurle in crescita di sé, in costruzione di identità critiche e riflessive. L’intenzione di chi fa il docente deve essere quella di formare il cittadino consapevole, resiliente e orientato al reale ed al futuro senza stereotipi, paure, discriminazioni. Insegnare significa rispettare : l’altro, la diversità di pensiero e di scelta, le possibilità perseguibili. Tutto questo per dire a chi insegna che non sia mai tollerata la mancata considerazione del vostro lavoro e non venga mai meno il rispetto per il vostro lavoro e la vostra professionalità. Tutto questo per dire, anche a chi NON insegna, che il mancato rispetto per la scuola e la sua comunità educante contribuisce a segnare la strada per il corrispondente rispetto o mancanza dello stesso nella società.
Un premessa questa per chiarire, a quanti ci impongono riforme scolastiche ed idee rivoluzionarie sul fare scuola, che partire con l’affrontare i problemi della scuola a valle e non a monte è un errore che, purtroppo, si è sempre fatto e che si continua a fare.
Un esempio che vale per tutte le volte in cui si fanno scelte secondarie alle difficoltà senza affrontare i problemi atavici della scuola, è sicuramente l’intenzione (tutta da verificare)di prolungare la scuola al pomeriggio, nei week end ed in estate. È una scelta, è chiaro, che attira i consensi delle famiglie, ma dall’altro la contestazione dei docenti, degli alunni, dei dirigenti e dei Sindacati. Una scuola ‘continua’, on demand, proiettata continuamente all’assistenzialismo – come se la quantità dovesse prevaricare sulla qualità – non è la soluzione giusta. Dilatare il tempo scuola significa non solo non considerare gli impegni profusi fino ad ora; ma anche non prendere in considerazione i problemi e le necessità della scuola prioritari, creando a posteriori dubbi su quanto fatto e screditando la categoria dei lavoratori della Scuola.
Siamo in uno stato di emergenza e giammai la contestazione nasce dal diniego a lavorare per più tempo, ma per non aver considerato i sacrifici e gli impegni assunti fino ad ora ed anche a proprie spese. Prolungare il periodo di scuola significa non rendersi conto ancora una volta che le strutture scolastiche non lo permettono, che la burocrazia scolastica di luglio e agosto è farraginosa e impegnativa per i dirigenti e che ampliare non significa migliorare la condizione. L’idea di ‘Scuola continua’ palesa chiaramente il non riconoscere l’impegno di docenti e studenti profuso fino ad ora che, si badi, ha richiesto nuove è più articolate azioni, nuovi e approfonditi interventi e diverse nonché ricercate strategie e metodologie.
Significa anche disconoscere che su tutta la nazione gli impegni assunti da tutta la comunità scolastica sono stati di misura ed entità differenti, perché differenti sono state le aperture e chiusure della scuola.
Significa non riconoscere che i docenti per professionalità e rigore procedurale hanno sicuramente tenuto fede ai loro curricoli, ai loro progetti pianificati nel piano dell’offerta formativa e attuato itinerari di recupero, consolidamento e potenziamento degli apprendimenti.
Perché ci si dimentica sempre della professionalità della categoria Docenti e dell’impegno dei Dirigenti Scolastici?
Chissà se un giorno, non molto lontano, vi sarà qualcuno o qualcosa che renderanno vivo ed inconfutabile il fatto che la Scuola è una Istituzione fondata sull’impegno, la coerenza, l’equità e la coesione e supportata da prassi e progettualità che non lasciano nulla in balia degli eventi, nonostante tutto, nonostante la pandemia!