di Angela Cascella
La scuola dei tempi pandemici vede coincidere azioni e pensieri con confusione ed incertezza. Molti tra genitori, alunni e docenti avevano sperato che il nuovo anno iniziasse con una didattica in presenza a pieno regime. Il Ministro Azzolina in piccola parte non ha disatteso le aspettative proclamando, già prima delle festività natalizie, che la scuola avrebbe riaperto i cancelli e consentito il rientro degli studenti di ogni ordine e grado.Rientrare in presenza, tuttavia, non significa che siano tutelati interessi, diritti e sicurezze.
A percepirlo sono molti Presidenti di regione, (tra cui De Luca),che con una certa prudenza decisionale, fanno slittare il rientro in classe con azioni e programmazioni di ripresa delle attività didattiche distese nel tempo. La protesta è ovviamente insorta. Delegazioni di genitori, infatti, hanno protestato a Napoli – organizzando un flash mob in piazza Plebiscito ed a via Santa Lucia – per il mancato rientro della scolaresca nelle scuole del territorio. La Scuola e chi vi lavora è da sempre oggetto di discussione, di critica serrata e di disapprovazione rancorosa.
Diverse, eppur sempre uguali, le puntualizzazioni da parte dei genitori sul mancato servizio educativo-istruttivo-formativo, disappunto e protesta maggiormente estremizzati dai genitori degli alunni in questo periodo, perché stremati dalle contingenti situazioni economiche e sociali molto critiche. Che il diritto all’istruzione sia stato in qualche modo inosservato, questo è in parte vero per tutte le difficoltà che ha comportato la didattica a distanza.
Tuttavia bisogna riconoscere che tra indecisioni ed incongruenze la Scuola , attraverso dirigenti e docenti, è riuscita ad offrire un continuum educativo- istruttivo e formativo di tutto rispetto. Che la scuola non sia un luogo di focolai del virus COVID è probabile, ma è sicuramente un luogo di trasmissione di contagio. Un alunno (o un docente, un collaboratore, ecc) che contrae il virus determina una alterazione del sistema scuola ed una contrazione delle azioni che portano a sconvolgere un ambiente, quello scolastico, fortemente precario in termini economici e organizzativi (si pensi alle supplenze ed alle sanificazioni non sempre fattibili a causa della mancanza di fondi e di graduatorie da cui attingere).
I dirigenti scolastici, ad esempio, stanno facendo i salti mortali per garantire equità e congruenza tutelando i diritti dei soggetti fragili (alunni, ATA e docenti); ma se mancano i sostegni ministeriali (economico, pratici, strumentali ed organizzativi) certo non hanno colpa e vanno sollevati dalla responsabilità di non essere ancora predisposti per fare miracoli.
In tv è stato trasmesso un servizio (TGR Leonardo) in cui si spiega che, a parità di tamponi fatti, l’incidenza dei contagi sul personale scolastico della scuola dell’infanzia e della primaria è del 200% superiore ai soggetti di altre categorie.
Come procedere, dunque, se tutto ciò che gravita intorno al mondo della scuola difetta in organizzazione pro – sicurezza e garanzia anti COVID ?
L’unità di crisi della Regione Campania per la realizzazione di misure per la prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID ha preventivato 350.000 test antigenici da somministrare al personale scolastico al fine di prevenire situazioni di rischio contagio e arginare il diffondersi del virus. Basterà ciò per consentire alla Scuola di procedere nella didattica in presenza? Intanto in Campania i banchi rimangono tristemente vuoti.