di Pompeo Di Fazio
Nella rassegna stampa di ieri mattina, un titolo mi ha colpito più degli altri. Non in prima, ma a pagina nove del quotidiano La Repubblica: “Il calcio in crisi adesso punta su Roberto Maroni”.
Come sapete tutti, o almeno quelli che masticano abitualmente di pallone, nei giorni scorsi si è dimesso il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino, ed è corsa alla ricerca del suo sostituto.
Il calcio italiano vive una profonda crisi gestionale ed economica, alla quale potrebbe dare un colpo di grazia la mancata qualificazione della Nazionale ai prossimi mondiali in Quatar.
Di fronte a questo quadro non certo ottimale, sarebbe necessaria una governance della Lega di Serie A, di concerto con la FIGC, autorevole e condivisa. Ma proprio la Lega è ingabbiata e prigioniera delle necessità e delle richieste dei club più importanti, più di natura finanziaria che sportiva. Le squadre più famose sono indebitate fino al collo, i famosi parametri finanziari non sono rispettati e per non affogare definitivamente hanno bisogno di nuova liquidità.
Infatti, il tema della discussione è appunto il grave deficit di risorse, anche a seguito della pandemia che ha ridotto gli incassi. Occorre un confronto con il Governo e con il Parlamento utile a definire un pacchetto di aiuti e di incentivi per impedire che la passione più grande degli italiani possa subire una grave battuta d’arresto, a partire dalla riapertura totale degli stadi, fino al più vitale via libera alle sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse.
Tra i nomi che stanno avanzando in queste ultime ore per ricoprire il ruolo di nuovo presidente della Lega calcio, c’è quello di Roberto Maroni, definito da Repubblica vicino a Giorgetti e non a Salvini, dunque figura adattissima ad interloquire in maniera fruttuosa con l’esecutivo guidato da Draghi.
Nell’articolo a firma di Matteo Pinci, si dice che la sua candidatura è sponsorizzata dal suo amico Paolo Scaroni, presidente del Milan, club che l’ex ministro tifa sin da bambino; dalla Juventus e soprattutto da Beppe Marotta, ad dell’Inter. In pratica da quelle squadre che da sempre la fanno da padroni in Italia.
In un momento come questo, decisivo per l’esito del campionato, nel quale il Napoli è in piena corsa per lo scudetto, una scelta del genere avrebbe un significato ben preciso: sicuramente ostile alla squadra azzurra e a tutto il movimento che non si riconosce nelle squadre del nord.
Ci aspettiamo da De Laurentis soprattutto, ma anche da Lotito, Commisso e Friedkin, un sussulto d’orgoglio. Per vincere “sul campo”, in Italia in particolare occorre anche sapere adottare strategie illuminate dietro le scrivanie.